Angelo De Mattia
Angelo De Mattia

Oltre l'emergenza/ L’obiettivo di garantire gli interessi del Paese

di Angelo De Mattia
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Sabato 16 Luglio 2022, 00:19

Mai ha dominato come adesso l’esigenza di stabilità, la cui importanza - per fare un raffronto con una condizione ben più rilevante, quella della libertà - si avverte maggiormente quando è a rischio. Il 20 luglio, allorché il premier Mario Draghi renderà al Parlamento le comunicazioni sulla crisi politica e sulla propria posizione, è il giorno che precede quello in cui la Bce aumenterà i tassi di riferimento di 25 punti base, ma dovrebbe anche riferire sullo scudo anti-frammentazione che si è impegnata ad approntare: in sostanza, una panoplia che avrebbe come risultato, tra l’altro, di prevenire l’allargamento degli spread con lo scopo, a tutela della stabilità dell’euro, di evitare la disarticolazione degli effetti della politica monetaria. 

Il panorama europeo e internazionale non è certo esaltante. Assai raramente si è registrato un concorso di tanti fattori così negativi: gli impatti della guerra contro l’Ucraina, l’inflazione con il presupposto e la conseguenza dei problemi dell’energia, in parte preesistenti alle vicende della fornitura del gas russo, l’insidiosa ripresa dei contagi del Covid, la crisi alimentare che rischia di trasformarsi, per i Paesi poveri, in carestia, la deglobalizzazione, l’alterazione dei rapporti geo-politici. In Italia l’inflazione, come comunica il Bollettino della Banca d’Italia pubblicato ieri, ha raggiunto oltre l’8 per cento a giugno, mentre si riscontrano segnali di rallentamento della crescita. 

Gli impegni non sono ordinari. E’ fondamentale curare l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e preparare la prossima sessione di bilancio. Prima ancora, occorre un organico programma, che finora è mancato, con misure non più “a pezzi e bocconi” che poi esigono reiterazioni, contenente interventi strutturali per famiglie e imprese, raccordati con la prospettiva di lungo termine del Pnrr. Salari, pensioni, lavoro, da un lato, produttività totale dei fattori, innovazione, dall’altro, sono le aree degli interventi che non possono trascurare, a maggior ragione dopo i recenti dati Istat e Inps, le crescenti disuguaglianze, le condizioni di povertà, anche educativa, le prospettive dell’impiego per i giovani, mentre incide l’iniqua imposta dell’inflazione.
Si è lanciata da Draghi la proposta di un “patto sociale” che dovrebbe vedere un raccordo trilatero, sindacati, parti datoriali, Governo.

Ma un tale patto esige che sia fondato, sia pure nelle diverse condizioni dell’oggi e con i caratteri ora possibili, sulla “politica dei redditi”, di tutti i redditi, come diceva Carlo Azeglio Ciampi. Ipotesi specifiche vengono formulate, innanzitutto quella di incidere sul cuneo fiscale per migliorare i salari, mentre urge arrestare il “bradisismo economico” che vede il nostro Paese crescere di meno dei principali partner comunitari, scivolando lentamente in posizioni arretrate nelle relative graduatorie.

E’ necessario incentivare l’impiego produttivo dell’enorme massa di risparmio che giace nei conti correnti bancari. C’é bisogno di una forte iniziativa a livello europeo, innanzitutto per l’energia e per la mutualizzazione parziale di debiti relativi a interventi dell’Unione, quale, per esempio, il tante volte auspicato Recovery plan per le forniture di gas e il fin qui non accolto “price cap” per questa risorsa. Tutto ciò si può ancora fare dopo le votazioni nel Senato giovedì scorso. Ma quel che si richiede, anche da parte di mercati, operatori, risparmiatori, investitori, osservatori - e, prima ancora, da parte dei cittadini - sono la chiarezza e la certezza del percorso politico-parlamentare, la stabilità con la quale lo si affronta. E’ il funzionamento della democrazia che lo richiede. E’, invece, la nebulosità delle prospettive che incute timori e può stimolare scelte di investimento, più in generale risposte dei mercati, non auspicabili. Occorre sempre disporre, anche in politica, dell’opzione alternativa, pure per le eventualità più difficili - se si vuole da “extrema ratio” - che diventano molto meno temibili, addirittura fisiologiche, come anche quella, appunto, estrema del ricorso alle urne che, in quanto tale, è preceduta da altre possibili scelte, a cominciare da quella, per nulla facile, della ricostituzione o, meglio, della conferma dell’attuale Esecutivo. 
Molto si normalizza, insomma, se avviene nella stabilità delle scelte e dei percorsi e con la pratica di una rigorosa “accountability”. E’ a questo obiettivo-vincolo che bisogna preliminarmente mirare.

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