Paolo Pombeni
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Nuove emergenze/L’esempio che lo Stato deve dare al Paese

Nuove emergenze/L’esempio che lo Stato deve dare al Paese
di Paolo Pombeni
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Giovedì 29 Luglio 2021, 01:16 - Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 00:16

Non è una passeggiata la campagna per contenere in livelli sostenibili la diffusione del Covid. Alla gente si chiede inevitabilmente di cooperare anche a prezzo di alcune limitazioni da accettare e la reazione scomposta di una minoranza per quanto inconsistente fa parte delle vicende della storia umana. La serietà della situazione impone un costume di rigore e di limpidezza anche da parte di chi deve approntare e far rispettare i provvedimenti per la difesa della salute pubblica e conseguentemente di un vivere sociale accettabile. E’ cioè necessario che “lo Stato” mostri la sua capacità di reggere il timone della situazione. Scriviamo consapevolmente lo Stato e non genericamente il governo perché bisogna uscire dalla vecchia logica del “piove governo ladro”.

L’esecutivo e chi lo conduce sono al vertice di una catena di strumenti di intervento che deve funzionare in tutti i suoi anelli e non esiste che si imputi tutto a Super-Mario, quasi che potesse farsi carico direttamente e personalmente di ogni dettaglio.

 
Dunque ci sono nodi che vengono al pettine nella gestione di questa fase del contrasto alla pandemia e sui quali è bene non glissare. Il primo è la questione del rilascio del Green pass a quegli italiani che nella fase iniziale della campagna di vaccinazioni, quando da noi era difficile avere accesso alle dosi, hanno trovato modo di vaccinarsi fuori del nostro territorio (da San Marino, banalmente, a vari altri contesti non italiani). E’ senza senso che non si trovi modo di rilasciare il pass a queste persone che hanno dato prova di prendere sul serio l’invito a tutelare sé stessi e la collettività. Del resto in questa categoria ci sono anche nostri connazionali che, per vari motivi, si trovavano all’estero. Ci sono difficoltà a tracciare quei percorsi? Si temono falsi attestati non semplici da individuare? E’ ragionevole che ci siano questi problemi, ma vanno risolti e rapidamente, perché non è serio che lo Stato si arrenda di fronte a questi e privi dei cittadini di un diritto che incentiva d’altro canto ad avere.


Altro problema è la tolleranza verso l’inosservanza di alcuni divieti, il più evidente dei quali riguarda la chiusura delle attività di ballo nelle discoteche. Le cronache registrano in continuazione violazioni di questa norma a tutto danno di quei gestori che la rispettano. Del resto tolleranza si registra anche per gli assembramenti senza mascherine e roba simile.

Si capisce che in molti casi è arduo intervenire con la forza pubblica e che si cerchi di non esasperare la situazione, ma è difficile poi essere credibili quando si difendono le regole se si accetta che siano poi applicate “all’italiana” (come dice un cattivo stereotipo che sarebbe bene cancellare). Non esiste un diritto ad infrangere una normativa perché non si è convinti che sia giusta: se passa un principio del genere il caos sociale è garantito.


Altro caso emblematico è la questione del controllo delle frontiere per l’ingresso di persone non vaccinate o comunque esenti dall’infezione. Anche qui le cronache registrano filtri che, a parte eccezioni, funzionano nelle entrate “strutturate” (aeroporti e porti), mentre fuori di queste è tutto teorico. Il caso di Pantelleria sta divenendo emblematico. Sull’isola arrivano migranti irregolari che fuggono dalla Tunisia (Paese dove il virus circola con scarsissimo contrasto) e ad essi viene imposta la quarantena, che però è impossibile far loro rispettare, perché i centri di raccolta non hanno controlli e dunque le persone girano liberamente per l’isola che è meta di turismo da molte parti d’Italia con conseguente possibilità per non dire probabilità di divenire portatori di contagio al loro ritorno nelle residenze usuali.


Tutto questo quadro pone il serio problema di garantire da parte dello Stato comportamenti che promuovano presso la collettività la consapevolezza che si sta facendo sul serio, che non ci deve essere nessuno che predica bene e razzola male. Ciò chiama in causa la catena di intervento della sfera pubblica, perché tutto non ricade semplicemente su un generico “governo”, bensì su Ministeri, Regioni e assessorati e anche Comuni. Sono i mezzi che si trovano a disposizione di tutti questi enti che devono essere messi in campo e coordinati. Siamo in piena estate e tutto il settore pubblico è alle prese coi problemi delle “ferie”, ma quando c’è una emergenza bisogna trovare modo di farvi fronte anche con mezzi eccezionali (del resto un po’ di ricorso al settore della disoccupazione non farebbe che aiutare il Paese profondo).
Non si può rimandare tutto a settembre. La serietà e credibilità dello stato non può andare in ferie.

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