Paolo Graldi
Paolo Graldi

Gli ambientalisti e l’offensiva da fermare subito

di Paolo Graldi
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Martedì 3 Gennaio 2023, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 15:07

Adesso è davvero troppo: c’è un fondo scellerato che rende insopportabile, offensivo, inaccettabile il gesto del piccolo commando di ultras imbrattatori-ambientalisti. Svegliarsi la mattina e sentirsi “protetti” da uno Stato democratico che ti tratta con i guanti di velluto del garantismo, scaricare sulla facciata di Palazzo Madama (portone compreso), sede del Senato della Repubblica, bombole di spray rosso è un’autentica vigliaccata a prezzi scontati. Cinque i ragazzotti di “Ultima generazione” colti sul fatto dai pochissimi carabinieri in servizio all’alba davanti allo storico palazzo. Portati in Questura con il trattamento che si deve agli scalmanati, cioè badando bene di non fargli alcun male, gli attivisti per l’ambiente hanno snocciolato le loro giaculatorie sul pianeta che va in malora e che bisogna svegliare tutti, a cominciare dai politici e decidere di abbattere la CO2, obiettivo aria pura.

Alcuni di loro saranno trattenuti in caserma, ma è molto probabile che nel giro di alcune ore potranno tornare a casa, liberi di organizzare altre iniziative come quella di ieri; un’azione da scuola elementare della protesta, talmente bislacca che ha preso in contropiede perfino la Digos che quel gruppo di giovani invasati teneva discretamente d’occhio. Non doveva essere difficile intuire i progetti della comitiva, scoprire e sventare un piano d’attacco con la vernice da attuare in un minuto secondo. Eppure hanno trovato la strada libera, spianata dalla disattenzione verso l’imprevisto che è diverso dall’imprevedibile.

Un coltello nel burro della sottovalutazione dei pericoli: hanno sorpreso la sicurezza e portato a compimento la missione, nonostante i nobili tentativi dei carabinieri di guardia di cercare di arrestare prima con le parole e le buone maniere e poi con gesti più decisi, quello spargimento di sangue finto.
Risultato: il portone di palazzo Madama e alcuni finestroni con le sbarre che danno su Corso del Rinascimento malamente sfigurati. Ma c’è dell’altro. Qui, per quanto deprecabile e punibile col massimo della severità e del rigore, come ha suggerito, auspicato da subito il ministro della Cultura Sangiuliano, qui non siamo di fronte a un commando di invasati alla prima uscita, dunque con la scusante della sorpresa.

No, il gruppetto si è già segnalato, eccome, su diversi fronti. Ha scaraventato una minestra di verdura contro “Il seminatore”, capolavoro di Van Gogh esposto a Palazzo Bonaparte, per fortuna protetto da un vetro e dunque un danno solo d’immagine e tuttavia già gravissimo. Questi gesti contengono sempre una forza evocativa, contagiosa: producono imitazione, incoraggiano come è poi accaduto ad alzare il tiro e presentano i loro protagonisti sul mercato della contestazione come piccoli eroi senza macchia (!), senza paura e con danni risibili, qualche ammaccatura nei rapporti di polizia.

A tutto questo curriculum d’imprese vanno aggiunti gli agguati alla circolazione stradale. Sul Raccordo Anulare di Roma, sempre all’ora di punta, i piccoli commando si sdraiano sull’asfalto, interrompono il traffico che in un battibaleno si ferma, si paralizza e a macchia d’olio produce in breve code chilometriche.
Gli automobilisti, dapprima comprensivi e dialoganti, si sono poi spazientiti: hanno capito che l’obiettivo era quello di produrre danni, creare esasperazione, fermare perfino le ambulanze e chi se ne importa di coloro, quasi tutti, che faranno tardi al lavoro.

Anzi, meglio.

E’ probabile che l’infuriata generale porti a una stretta vigorosa. Il presidente del Senato La Russa ha speso parole di fuoco per stigmatizzare l’accaduto mentre il ministro dell’Interno Piantedosi ha già promesso che le cose sul fronte della sicurezza cambieranno. Si muoverà con determinazione, voci dal Viminale. Quella della sicurezza che ha maglie larghe è un’eredità di tanti governi passati, anche, va detto, per organici asfittici, in qualche caso esangui, e un turn over che andrà coraggiosamente completato. Il neo ministro cercherà i fondi, le idee le ha già.

L’azione di commando produce tra tutto il resto anche un effetto-immagine sconsolante, avvilente e non a caso Fulco Pratesi, ambientalista ante litteram, ha bocciato l’azione come controproducente.
Il danno d’immagine, l’idea che a Roma si possano organizzare commandos di ragazzotti imbrattatori contro le sedi delle massime istituzioni nazionali deve essere fermato, magari in questo caso anche con una limatura delle leggi esistenti, se quelle che ci sono si rivelano inadeguate, da aggiornare. Non ci si capacita di come questo terrorismo macchiaiolo pretende di avere un verbo accettabile e perfino condivisibile.Il pianeta soffre di insulti all’ambiente ma di sicuro non ha bisogno di questi gesti per salvarsi. Di tutto quel che dicono è questo l’unico concetto chiaro. Puro come l’aria pura.

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