Paolo Balduzzi
Paolo Balduzzi

Nodo burocrazia/ Gli ostacoli da rimuovere per favorire la crescita

di Paolo Balduzzi
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Martedì 6 Febbraio 2024, 00:50

A volte la lettura dei giornali assomiglia a uno dei giochi preferiti dai più piccoli (e grandi) tra di noi: unire dei puntini, all’apparenza sparsi in ordine casuale, per vedere gradualmente emergere dal foglio bianco una figura di senso compiuto. In questi giorni, i puntini sono numerosi: l’occupazione continua a crescere, l’economia fatica ma tiene, le riforme istituzionali (autonomia a premierato) avanzano, le opere e gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) procedono, ma a rilento. Come sono legate, tra di loro, tutte queste notizie? L’impressione è che narrino tutte la storia di un paese che ha grandi potenzialità ma che stenta a trovare le giuste priorità. Per quanto i dati sull’occupazione, come tutte le medie, possano nascondere insidie al loro interno, perché non uno ma innumerevoli sono i mercati del lavoro in Italia (giovani, donne e immigrati restano le categorie sempre più a rischio), essi raccontano di un luogo dove le opportunità non mancano, a saperle e volerle cogliere. Analogamente, per quanto ci si possa dividere sui contenuti specifici delle riforme istituzionali in atto (e non si vuole entrare ora nel merito), esse sono il segno di una nazione orientata alla crescita, anche di medio-lungo periodo, e interessata a garantire sia stabilità del quadro politico sia dinamicità dei territori. Ma come si spiegano allora le altre notizie? 

L’Italia ha avuto, ha e avrà a disposizione oltre 200 miliardi di euro da investire e tramutare in strumenti di crescita e sviluppo: eppure tale crescita non si vede, l’economia arranca come faceva prima del covid, della crisi economica, della guerra. Certo, come dicono gli scienziati sociali, va analizzato il “controfattuale”: come sarebbe stata la situazione senza il Pnrr? Probabilmente, peggiore. Che magra consolazione, però. E allora, di nuovo, cosa stiamo imparando dalle linee che vengono tracciate su questo foglio bianco? Che forse le priorità, in questo momento, dovrebbero essere altre. Come lamentano le imprese, ma in fin dei conti come si accorge qualunque persona che abbia a che fare con la pubblica amministrazione per motivi economici, la complessità della normativa civilistica, tributaria, fiscale e amministrativa è tale da far impazzire anche i più pazienti e da scoraggiare anche i più intraprendenti.

Figuriamoci, poi cosa possa pensare un investitore straniero pronto a scommettere sul nostro paese, quando si trovi davanti decine di moduli d riempire, permessi da produrre, balzelli da pagare. 

È stato scritto più volte: la madre di tutte le riforme è proprio quella della burocrazia. E ce ne accorgiamo soprattutto ora, quando, presi dall’entusiasmo del Pnrr, notiamo solo avanzamenti a piccoli passi e impatto modesto sulla crescita. Il paradosso, in un contesto di rinforzo della figura del Presidente del consiglio, è che questa figura politica sia comunque sempre più debole e meno incisiva di un alto funzionario amministrativo, che un ministro abbia meno potere di un dirigente, che un sindaco sia meno influente di un segretario comunale o di un direttore generale. Figure importanti e necessarie, sia chiaro: ma le norme devono essere al servizio di cittadini e imprese, non il contrario. L’assenza di un legame elettorale, in questo senso, potrebbe, e di fatto può, rovesciare il legame di dipendenza e responsabilità tra cittadino e pubblico amministratore. E l’autonomia differenziata, anche qualora e come ci sia augura venisse attuata nel pieno rispetto dell’unità nazionale e della garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni per tutti i cittadini, porterà a una semplificazione delle strutture burocratiche o invece a una loro moltiplicazione? Il Leviatano, come lo chiamava Thomas Hobbes nel XVII secolo e come più recentemente lo ha reinterpretato l’economista James Buchanan, è una creatura mostruosa che cresce e ha sempre fame. 

Lo stato, nella sua struttura burocratico amministrativa prima ancora che in quella politica, rischia così di implodere, di crollare su se stesso. Nell’attesa quindi di finire il nostro tracciato sul foglio bianco, il legislatore ha ancora tutto il tempo per fissare gli ultimi puntini. La scelta è sua e le alternative sono poche: rassegnarsi a essere un paese dello “zerovirgola”, un gigante appesantito e lento, caratterizzato da una crescita economica poco vivace, oppure provare a essere una nazione dinamica, un maratoneta in grado di gestire anche le fasi di crisi, con la consapevolezza che i pesi superflui sono stati eliminati per tempo e che i muscoli, allenati e reattivi, ci porteranno sempre fino al traguardo. 

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