Vino con etichetta «nuoce alla salute»: via libera dall'Ue alle nuove etichette irlandesi. I produttori: «Attacco all'Italia»

Per Francesco Lollobrigida, ministro della sovranità alimentare le nuove etichette irlandesi minacciano il patrimonio enogastronomico nazionale

Vino, le nuove etichette irlandesi sono un problema per l'Italia: «Dublino vuole condizionare il mercato»
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Venerdì 13 Gennaio 2023, 14:53 - Ultimo aggiornamento: 14 Gennaio, 11:40

Giorni agitati per la filiera del vino italiana. L'Irlanda ha ottenuto il via libera da Bruxelles per introdurre delle etichette sui prodotti alcolici (vino, birra e liquori) con avvertenze come «Il consumo di alcol provoca malattie del fegato» e «alcol e tumori mortali sono direttamente collegati». Una misura approvata nonostante il parere contrario di Italia, Spagna e Francia e che è apparsa subito come una minaccia per i produttori di vino italiani che la definiscono una «barriera nel mercato interno».

Ora si temono misure simili in altri paesi europei anche per l'annuncio della stessa Commissione di iniziative comuni sull’etichettatura degli alcolici nell’ambito del piano per battere i tumori.

In Italia è stata unanime e immediata la levata di scudi tra addetti all'industria e ministri: «La decisione dell'Ue è assurda e dannosa» ha detto il ministro del Turismo Daniela Santanché, che ha definito la filiera produttiva del vino come una delle eccellenze del nostro paese. La misura tuttavia non sarà immediatamente operativa ma dovrà attendere il parere positivo della WTO (Organizzazione mondiale del Commercio) che ha tempo 60 giorni per valutare. 

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Lollobrigida e Tajani scrivono all'UE: «Dublino vuole condizionare il mercato»

L'Italia ha già lanciato la sua controffensiva in difesa del patrimonio eno-gastronomico nazionale con il ministro degli esteri Tajani che ha annunciato il ricorso al Wto. «Crediamo che dietro questa scelta un'altra volta si miri non a garantire la salute ma a condizionare i mercati» ha dichiarato il ministro dell'agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida «Questa è una scelta gravissima che viene da nazioni che non producono vino e dove si abusa di superalcolici.

Si vuole equiparare il vino ai superalcolici ma il vino utilizzato in modo moderato è alimento sano».

In aggiunta Tajani e Lollobrigida hanno anche indirizzato una lettera al Commissario Ue per il mercato interno e i servizi, Thierry Breton. «La scelta di Dublino incide negativamente sulla libertà degli scambi e sulla libera circolazione delle merci all'interno dell'Unione» si legge nel testo in cui si definiscono «arbitrarie» le misure nazionali prese dall'Irlanda e si invoca «un intervento» della Ue «a tutela del corretto funzionamento del mercato interno, in linea con la giurisprudenza Ue che vieta restrizioni quantitative». 

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Il produttore di vino: «Attacco all'Italia» 

Il produttore di vini Paolo Rovvellotti del vigneto Ghemme ha espresso le sue perplessità a Mattino Cinque: «Si tratta di un attacco diretto ai nostri interessi nazionali solo in Italia abbiamo 14 milioni di fatturato legati al vino. Il vino è una sostanza che non danneggia la salute, ma che fa bene. Contiene sostanze come il resveratrolo, che contrasta l'invecchiamento precoce del corpo» ha detto il produttore. 

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Vino italiano export record da 8 miliardi 

Tutto questo accade proprio quando l'Italia del vino segna un record storico nell'export, per un valore vicino agli 8 miliardi di euro nel 2022, secondo un bilancio della Coldiretti sulla base dei dati Istat.  

Il vino secondo Coldiretti fattura complessivamente 14 miliardi di euro e offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni nei più diversi ambiti, grazie ad una produzione destinata per circa il 70% a Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola.

«Con questa azione», spiega il coordinatore vino di Alleanza Cooperative Agroalimentari, Luca Rigotti «l'Irlanda è andata a ledere e a mettere in discussione i principi del mercato unico, nel cui perimetro è disciplinato il settore vitivinicolo e che dovrebbe garantire, tramite l'Organizzazione Comune di Mercato, un'applicazione per l'appunto 'comune', dei principi e delle regole europee in tutti gli Stati membri».

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