Reddito di cittadinanza cambia: andrà solo a chi cerca lavoro o studia

Reddito di cittadinanza cambia: andrà solo a chi cerca lavoro o studia
di Francesco Bisozzi
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Mercoledì 31 Marzo 2021, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 1 Aprile, 12:11

Stop alla ricerca di un lavoro per i percettori del reddito di cittadinanza privi di un’istruzione adeguata. Questa una delle soluzioni su cui si sta ragionando per rimettere il sussidio in carreggiata: la formazione avrà la precedenza. In altre parole scatterebbe un nuovo obbligo: per avere al diritto al sussidio sarà necessario essere in un percorso lavorativo o quanto meno studiare. La percentuale dei percettori soggetti al patto per il lavoro con al massimo la terza media supera il 70 per cento, mentre meno del 3 per cento è laureato. Così su più di un milione di beneficiari ritenuti occupabili appena 200 mila avevano un contratto di lavoro attivo a ottobre del 2020, secondo gli ultimi dati rilasciati dall’Anpal (atteso per aprile un quadro più aggiornato).

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Per invertire la tendenza si punterà sul rendere più facilmente accessibile l’assegno di ricollocazione, che sempre stando ai dati dell’Anpal ha raggiunto tra marzo e la fine di novembre dello scorso anno un pugno di persone, 430 percettori del reddito di cittadinanza.

Ma non è nemmeno escluso che vengano rivisti i criteri in base ai quali si individuano oggi i beneficiari tenuti a sottoscrivere i patti per il lavoro, spiegano fonti governative. Per adesso si tratta solo di un’ipotesi, però gli operatori che lavorano sul territorio segnalano da tempo l’impossibilità di trovare qualcuno disposto ad assumere i percettori senza istruzione né passate esperienze lavorative alle spalle. La strada potrebbe essere quella di indirizzare questa fascia di beneficiari verso dei patti formativi, alternativi a quelli per il lavoro e per l’inclusione sociale. Nel caso in cui dovesse concretizzarsi l’idea di scartare dalla platea degli attivabili quei beneficiari che risultano al momento più svantaggiati nella ricerca di un lavoro, allora come per magia il numero degli occupabili diminuirebbe sensibilmente e così anche il flop della misura ne uscirebbe ridimensionato.

 

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Il confronto

È ancora presto tuttavia per dire se il taglio degli attivabili rientrerà tra le modifiche che il ministero del Lavoro sposerà per cercare di migliorare il sussidio e che sono oggetto di confronto anche con il ministero dell’Istruzione e con gli esperti del Comitato scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza. Ma come già sottolineato nei giorni scorsi dal ministro Andrea Orlando una delle priorità del governo è proprio quella d’intervenire in questa fase sull’accesso all’istruzione e alla formazione delle persone con livelli di bassa scolarizzazione. Il sussidio si è rivelato un efficace aiuto anti-Covid da quando è deflagrata la pandemia e con il decreto Sostegni l’esecutivo lo ha rifinanziato con 1 miliardo di euro in vista di un possibile ulteriore aumento dei percettori dovuto al perdurare dell’emergenza. È stato anche introdotto una sorta di bonus per dare una spinta agli inserimenti lavorativi: i sussidiati che accettano di lavorare (per un periodo non superiore a sei mesi) poi possono tornare a ricevere il reddito di cittadinanza con lo stesso importo a cui avevano diritto precedentemente. Si tratta del primo ritocco alla misura operato da questo governo, che punta anche a rafforzare i centri per l’impiego e a coinvolgere sempre di più le agenzie per il lavoro private.


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