Assegno unico per i figli, oggi il via libera. Bonetti: nessuno ci rimetterà un euro

Assegno unico per i figli, oggi il via libera. Bonetti: nessuno ci rimetterà un euro
di Giusy Franzese
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Martedì 30 Marzo 2021, 06:26 - Ultimo aggiornamento: 18:14

Accompagnerà genitori e figli da quando stanno ancora nel pancione della mamma fino al compimento del 21esimo anno d'età. È l'assegno unico universale che oggi l'aula del Senato licenzierà definitivamente (ha già avuto l'ok della Camera). Uno dei pilastri del family act. È una legge delega, affinché diventi operativa ci vorranno i decreti legislativi. Ma il governo non ha alcuna intenzione di temporeggiare: dal primo luglio l'assegno unico entrerà nelle tasche di oltre undici milioni di famiglie. Lo ha assicurato il premier Mario Draghi, svelando anche qualche dettaglio in più: la cifra media per ogni figlio sarà di 250 euro al mese, maggiorata nel caso di figli disabili. L'assegno comunque non sarà uguale per tutti, ma seguirà il principio della progressività. Il calcolo preciso sarà fatto dal Mef, come ha ricordato la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti.

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PIÙ SEMPLICE
Il nuovo strumento si chiama «unico» perché accorpa le varie agevolazioni fiscali per i figli già esistenti.

In particolare va a sostituire: l'assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori (attualmente la misura massima di tale assegno - erogato solo a nuclei con redditi bassi - è pari a 145,14 euro mensili per tredici mensilità); l'assegno di natalità (il cosiddetto bonus bebè); il premio alla nascita o all'adozione; il fondo di sostegno alla natalità; le detrazioni Irpef per i figli a carico; gli assegni per il nucleo familiare. Uno al posto di sei, quindi. La semplificazione è garantita. E finalmente anche i lavoratori autonomi e gli incapienti rientreranno nella platea dei beneficiari. «È una rivoluzione epocale» esulta Graziano Del Rio, deputato dem, uno dei primi sostenitori, insieme al collega di partito Stefano Lepri, dello strumento. C'è da dire comunque che la riforma ha un consenso trasversale nel Parlamento.


I PENALIZZATI
La promessa è sempre stata: nessuno ci perderà un euro. Ma nonostante il plafond di risorse a disposizione sia di 20 miliardi di euro (6 miliardi in più rispetto alla somma dei fondi per le agevolazioni accorpate), i conti non tornano. Istat, Inps e associazioni famiglie, hanno fatto delle simulazioni (precedenti all'annuncio di Draghi di un assegno pari a 250 euro a figlio).
I calcoli si basano su un assegno che va da un minimo di 40 euro mensili in quota fissa a 200 euro per chi è sotto la quota Isee di 13mila euro di reddito, per i figli da 0 a 18 anni, aumentati del 20% per i figli successivi al primo. Gli importi si dimezzano per i figli ancora a carico dai 18 ai 21 anni.
Ebbene, secondo l'Istat il 68% delle famiglie ci guadagnerebbe. In particolare quelle dei lavoratori autonomi e degli incapienti. Per una piccola platea (2,4% delle famiglie) non cambierebbe nulla. Il 29,7% invece andrebbe a perderci: si tratta dei nuclei familiari con figli over 21 a carico dei genitori che attualmente possono usufruire di detrazioni fiscali (e con la riforma no); le famiglie con più di quattro figli con Isee basso; le coppie di fatto che dal momento della riforma dovranno cumulare i redditi di entrambi i genitori, mentre attualmente possono computare il solo reddito del richiedente; le famiglie con redditi e patrimoni elevati. Altre simulazioni indicano in un milione 300.000 le famiglie penalizzate.


LA TRANSIZIONE
Per quanto riguarda gli over 21, ieri la ministra Bonetti ha assicurato: «Faremo una norma transitoria in attesa dell'approvazione del Family act per chi ha figli con più di 21 anni. Le famiglie italiane devono stare tranquille, non ci perderanno». Anche negli altri casi saranno i decreti attuativi ad eliminare gli effetti negativi. Ne è convinto il deputato dem Stefano Lepri: «Il Mef ci impose di togliere la clausola di salvaguardia prevista in legge, che avrebbe garantito tutti. Comunque bastano 800 milioni di euro, affinché nessuno ci perda. E li troveremo in tempo».
L'assegno sarà ripartito in pari misura tra i genitori (in caso di separazione o divorzio andrà a chi ha l'affidamento). Si potrà cumulare con il reddito di cittadinanza. Potranno richiederlo non solo i cittadini italiani, ma anche gli stranieri Ue ed extra Ue con permesso di soggiorno, residenti da almeno due anni, in possesso di contratto di lavoro indeterminato o almeno biennale, che paghino l'Irpef in Italia e abbiano figli a carico in Italia.

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