Pensioni, uscita con Quota 41. Salvini tenta l'asse coi sindacati. È la stessa proposta che avevano fatto le sigle a Draghi

Il leader del Carroccio contatta Cgil, Cisl e Uil. La proposta di lasciare il lavoro dopo 41 anni di contributi è la stessa che avevano fatto i sindacati a Draghi.

Pensioni, uscita con Quota 41. Salvini tenta l'asse coi sindacati
di Michele Di Branco
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Martedì 23 Agosto 2022, 06:14 - Ultimo aggiornamento: 23:44


«L'obiettivo è cancellare una volta per tutte la legge Fornero e realizzare Quota 41 che noi giudichiamo più equa, sostenibile e utile al Paese». Matteo Salvini rilancia il suo cavallo di battaglia in tema di riforma previdenziale cercando di agganciare i sindacati su un tema a loro molto caro. Da diversi mesi infatti, nelle interlocuzioni con il governo Draghi, le parti sociali hanno indicato proprio Quota 41 come soluzione gradita.

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Pensioni e quota 41

Ed è per questa ragione che ieri il leader della Lega ha fatto sapere di aver contattato Cgil, Cisl, Uil e Ugl per elaborare un piano di lavoro.

Una iniziativa non certo inedita in quanto il 17 maggio scorso, al Senato, Salvini aveva già avuto un confronto sul tema con Giovanna Fracassi (Cgil), Luigi Sbarra (Cisl), Domenico Proietti (Uil) e Luigi Ulgiati (Ugl). Fonti vicine al leader del Carroccio spiegano che Quota 41 è la soluzione migliore per il Paese. Capace appunto di coniugare giustizia sociale, equità e tenuta dei conti pubblici. «Non ci sarà - si fa notare in ambienti vicini a Salvini - alcun problema di sostenibilità: grazie a Quota 100 è stato eliminato il bacino creato dalla legge Fornero che per molti anni ha impedito alle persone di andare in pensione. Con gli interventi proposti dalla Lega si realizza definitivamente l'obiettivo di cancellare la riforma del governo Monti, garantendo così anche maggiori spazi ai giovani in cerca di primo impiego e permettendo a 800mila persone, in un triennio, di godersi il meritato riposo dopo una vita di sacrifici, così come hanno già fatto in 400 mila grazie a Quota 100».


IL PROGETTO
Alcuni giorni fa, proprio Salvini era entrato nel dettaglio finanziario dell'operazione garantendo che Quota 41 (in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica) costerebbe 4 miliardi di euro nel 2023. «Sono tanti? Sì, ma è meno della metà di quello che costa il reddito di cittadinanza e allora preferisco dimezzare il reddito di cittadinanza e mandare qualcuno in pensione dopo 41 anni di fabbrica» aveva argomentato Salvini. Il quale aveva anche attaccato chi definisce un privilegio poter andare in pensione dopo 41 anni di lavoro. «A sinistra - queste le parole dell'ex ministro degli Interni - dicono che è un privilegio andare in pensione dopo 41 anni di lavoro in fabbrica o in casa di riposo. Chi lo dice non ha mai lavorato un giorno della sua vita». La profonda necessità di una revisione pensionistica in Italia, nei ragionamenti della Lega, è un'esigenza non più rimandabile. Così, nel dialogo con i sindacati, oltre al superamento della legge Fornero con Quota 41, il partito metterà sul tavolo molte altre proposte. Ad esempio, per le lavoratrici il diritto alla pensione di vecchiaia dovrebbe maturare a 63 anni (oggi 67) di età e almeno 20 anni di contributi; per i giovani lavoratori con carriere interamente nel regime contributivo va riconosciuta, in ogni caso, una pensione minima di 1.000 euro. Quanto al trattamento pensionistico Opzione donna e all'Ape sociale, si tratta di due dossier che vanno resi strutturali. Mentre si ragiona sulla opportunità di estendere la possibilità agevolata del riscatto dei contributi per il periodo relativo al percorso di laurea. Sui temi previdenziali è intervenuto anche Cesare Damiano. «Il problema - ha argomentato l'ex ministro del Lavoro e consigliere Inail - non si risolve solo con Quota 41, che pure va adottata. Occorre anche prevedere che l'età di pensionamento possa partire dai 63 anni, con una leggera penalizzazione sulla sola parte retributiva».
 

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