Pensioni con il part-time (a parità di contributi) per formare i neo-assunti: il piano del governo. Quota 103 verso la riconferma

Quota 103 verso la riconferma: niente ritorno alle regole della legge Fornero

Pensione con il part-time (a parità di contributi) per formare i neo-assunti: il piano del governo. Quota 103 verso la riconferma
di Francesco Bisozzi
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Lunedì 11 Settembre 2023, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 01:16

Il cantiere pensioni procede. Sul tavolo del governo ci sono nuove misure per implementare la cosiddetta staffetta generazionale, il meccanismo che offre la possibilità ai dipendenti prossimi alla pensione di trasformare (a parità di contributi) il tempo pieno in part time, a patto che il datore di lavoro assuma contestualmente un under 35. Era stato lo stesso ministro del lavoro Marina Calderone, durante un’audizione in Senato, ad aprire a un progetto di ricambio generazionale che da un lato permettesse un pensionamento anticipato di qualche anno e dall’altro consentisse il ricambio generazionale. L’idea sarebbe insomma di permettere di ridurre l’orario di lavoro, magari dimezzandolo (su base volontaria) a chi si trova a due o tre anni dalla pensione. Il lavoratore rimarrebbe alle dipendenze dell’azienda ottenendo metà stipendio e metà pensione, ma i contributi continuerebbero ad essere versati. In questo modo a 67 anni potrebbe avere un assegno pieno senza le decurtazioni di una Quota 103 o del ricalcolo contributivo di Opzione Donna. Grazie a questo sistema i profili senior con elevate competenze potrebbero trasferire il loro know how ai giovani agevolando il ricambio generazionale. L’idea è quella di facilitare il ricorso alla staffetta generazionale eliminando una serie di paletti che finora hanno ingessato la misura. Si tratterebbe di una delle misure contenute nel «pacchetto pensioni per i giovani» annunciato nei giorni scorsi direttamente dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Per il resto sul tavolo ci sono diverse riconferme. Per Quota 103, il pensionamento con 41 anni di contributi e 62 di età, servono circa 300 milioni di euro nel 2024. Considerato che per il pacchetto pensioni il governo al momento ha a disposizione non più di un miliardo e mezzo, il bis di Quota 103 sembra ormai scontato. L’esecutivo è a caccia di risorse per calare a terra la prossima legge di Bilancio e molti interventi sono considerati a rischio in questa fase. Per il pacchetto pensioni, come detto, ci sarebbero 1-1,5 miliardi di euro, al netto della dote da recuperare per indicizzare i trattamenti pensionistici all’inflazione. Sul fronte previdenziale la priorità è scongiurare il ritorno alle regole della Fornero, con cui il governo Monti aveva messo in sicurezza i conti dello Stato dopo la crisi dello spread. Scaduta a fine anno Quota 103 , nel 2024 con la legge Fornero si tornerebbe ad andare in pensione con 67 anni e almeno 20 di contributi, oppure con 42 anni e 10 mesi di contributi a prescindere dall’età. Accantonata l’ipotesi Quota 41 (uscita a partire da 62 anni oppure con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica), in quanto troppo onerosa, visto che secondo i calcoli dell’Inps costerebbe circa 4 miliardi di euro il primo anno e 75 in dieci, l’unica strada percorribile sembra essere quella che porterebbe alla riconferma, almeno per un anno, di Quota 103, soluzione tampone introdotta dal precedente governo guidato da Mario Draghi e senz’altro più sostenibile da un punto di vista finanziario.

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IL PASSAGGIO


Il problema è che la spesa per le pensioni in Italia raggiungerà il 16,2% del Pil nel biennio 2023-2024, in aumento rispetto al 15,6% registrato nel 2022. In compenso dal 2042 al 2070 il rapporto spesa-Pil inizierà a diminuire gradualmente, attestandosi al 16,1% nel 2050 e al 14,1% nel 2070. Un’inversione che sarà determinata dall’applicazione generalizzata del calcolo contributivo e dalla progressiva uscita delle generazioni del baby boom. Questo il quadro emerso dall’ultimo rapporto sul sistema pensionistico tricolore della Ragioneria generale dello Stato, intitolato “Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario”. Il rapporto ha messo anche in luce come diverse misure introdotte dal 2019 al 2023 abbiano influenzato l’andamento della spesa pensionistica. In particolare, l’implementazione di Quota 100 e la riduzione dei requisiti di accesso al pensionamento anticipato hanno contribuito all’aumento della spesa pensionistica che nel 2020 ha raggiunto il picco del 16,9%.

Infine, la Ragioneria generale dello Stato ha calcolato che per rendere permanente Quota 103 servirebbero 6 miliardi da qui al 2040. Oggi ci sono 755 mila pensioni pagate con il regime contributivo puro, ossia con una pensione calcolata soltanto in base ai contributi versati durante l’arco della propria vita lavorativa. Così emerge dai dati di Itinerari Previdenziali, il think tank guidato da Alberto Brambilla. L’età media di pensionamento è di 71,2 anni e l’assegno medio mensile di 368,15 euro. La maggior parte delle pensioni contributive, oltre 520 mila, sono nella gestione dei lavoratori parasubordinati. In questo caso l’età media di pensionamento è di 75 anni e l’assegno ammonta a soli 233,11 euro medi mensili. 

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