Oro, si intravedono tempi duri con una Fed più "falco"

Oro, si intravedono tempi duri con una Fed più "falco"
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Lunedì 7 Febbraio 2022, 11:15
(Teleborsa) - Tassi di interesse in aumento e rallentamento dell'inflazione pesano sull'oro, che sta già scontando questo scenario prospettato dalla Federal Reserve e potrebbe scendere ancora a causa di una politica monetaria più restrittiva. Lo sottolinea Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy di Union Bancaire Privée (UBP), in risposta alla recente correzione registrata dall'oro da 1.840 dollari a 1.780 dollari dopo la riunione del FOMC di fine gennaio. Oggi il metallo prezioso scambia a 1.812 dollari l'oncia (+0,27%).

"La causa del calo è stata la svolta marcatamente hakwish della Fed, che ha intenzione di alzare i tassi quattro volte nel 2022, e ha lasciato aperta la possibilità di aumentarli di 50 punti base nel caso sia necessario", afferma l'analista di UBP, aggiungendo "i mercati credono che quest'anno la Fed possa andare anche oltre, decidendo cinque rialzi dei tassi".

La banca centrale americana terminerà il suo programma di quantitative easing a marzo ed avvierà un programma di riduzione del bilancio (quantitative tightening) durante l'estate, amplificando l'effetto restrittivo della politica monetaria. Tutto questo in risposta ad una dinamica inflazionistica che è cresciuta significativamente negli ultimi mesi. L'inflazione complessiva ha raggiunto un livello di circa 7% su base annua, anche se ci si aspetta che raggiunga il picco del 7,4% a marzo per poi rallentare.

"La combinazione di un aumento dei tassi d'interesse e di un graduale calo dell'inflazione - sottolinea Kinsella - rappresenta una cattiva notizia per l'oro e gli altri metalli preziosi, che scambiano su livelli inversamente proporzionali ai tassi d'interesse reali (tassi corretti per l'inflazione). Molto dipenderà dalla comunicazione della Fed, da quanto essa sarà decisa nell'aumentare aggressivamente i tassi e dal ritmo di un eventuale calo dell'inflazione".

Secondo l'analista, "sarà importante anche la composizione della dinamica inflazionistica futura – gran parte dell'aumento recente è dovuto alla crescita dei prezzi dell'energia e alla supply chain – così si spiega la narrativa della Fed sull'inflazione cosiddetta 'transitoria'. Tuttavia, se in futuro l'inflazione dovesse essere causata in misura maggiore da una crescita aggressiva dei salari, il ciclo di tightening sarà più sostanziale e prolungato".

Nonostante questo quadro, gli investitori continuano a mantenere posizioni molto significative sull'oro e sui futures sull'oro. Negli ultimi tre anni, gli ETF sul metallo giallo hanno registrato enormi afflussi, e gli asset sono aumentati fino a circa 11mila miliardi di dollari ed il mercato dei futures mostra ancora una significativa posizione netta lunga sull'oro. "Se i mercati dovessero prezzare un ritmo di tightening più aggressivo da parte della Fed, ci sarebbero grossi rischi per l'oro - avverte Kinsella - perché tutti gli investitori potrebbero correre alla porta nello stesso momento. Per questo pensiamo che esista il rischio di un calo dei prezzi fino a circa 1700 dollari all'oncia. Per quanto possa sembrare paradossale, il declino dell'oro, che al momento è supportato dall'attuale fase di volatilità sui mercati azionari, potrebbe manifestarsi una volta che questi ultimi si stabilizzeranno".

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