La partita Mediobanca-Banca Generali entra nella settimana decisiva e nelle ultime ore è stata caratterizzata da strappi a ripetizione da parte del numero uno di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, che sta provando a forzare le regole. Il tentativo del top management di Mediobanca è quello di accelerare i tempi sull’offerta pubblica promossa su Banca Generali nel tentativo di disturbare l’operazione di cui Piazzetta Cuccia è a sua volta oggetto, lanciata dal Monte dei Paschi di Siena. La data chiave è mercoledì prossimo. In quel giorno è in calendario il consiglio di amministrazione di Generali, chiamato a discutere i conti semestrali. Sulla riunione è però piovuta la lettera con la quale Alberto Nagel e i suoi hanno sollecitato il vertice del Leone di Trieste a dare un via libera di massima al progetto.
Non viene richiesto un assenso nero su bianco, né la firma di un memorandum of understanding (un'intesa di massima), ma solo che non dica esplicitamente no. E soprattutto a Piazzetta Cuccia basta che il gruppo non dica no alle linee guida per l’avvio dei negoziati sulla prosecuzione degli accordi di distribuzione siglati nel 2018 tra Banca Generali e Generali Italia. In barba a tutte le regole, i manager di Mediobanca sono convinti che, con un consenso anche solo “verbale”, potranno anticipare al 21 agosto l’assemblea per approvare lo scambio tra il pacchetto azionario del 6,7% che Mediobanca ha in Generali con la quota di maggioranza che l’assicurazione ha in Banca Generali.
Ma il rovello dell’ops di Mediobanca su Banca Generali che affligge Nagel è che il consiglio di Banca Generali, nella sua autonomia e indipendenza, non è disposto a “obbedire” e fare accordi con Generali in pochi giorni. Qual è il problema? L’accordo di esclusiva per i prodotti Generali con Banca Generali scade tra tre anni. Se non si proroga, è evidente che non si può vendere il controllo di Banca Generali perché crollerebbe il conto economico di Generali Italia. Quindi Nagel chiede al consiglio di Generali, eletto nella lista presentata da lui solo novanta giorni fa, di dichiararsi disponibile, ma in modo vago, tacendo tra l’altro che senza l’accordo del terzo (Banca Generali) non è possibile alcuna proroga. Un atto omertoso. Il disinvolto Nagel ha spedito a Generali un’ipotesi di accordo elaborata personalmente da lui, senza passare per il comitato parti correlate, come previsto dai regolamenti, tanto si sente sicuro della sua impunità. L’operazione Banca Generali era stata lanciata ad aprile, trascorsi appena due giorni dal rinnovo del board di Generali, con una maggioranza indicata proprio da Mediobanca. Piazzetta Cuccia aveva convocato per il 16 giugno un’assemblea chiamata a deliberare sull’Ops Banca Generali.
LE TAPPE
Alla vigilia dell’incontro il top management di Piazzetta Cuccia aveva però deciso di rinviare tutto al 25 settembre prossimo, un modo per “comprare tempo” perché i numeri lo davano sconfitto. Era prevista una partecipazione molto alta, all’81% del capitale, ma secondo le previsioni l’operazione sarebbe stata bocciata con una maggioranza del 46 per cento di contrari e un 36 per cento a favore. Da quel giorno sono anche iniziate con insistenza le vendite di quote dei componenti del patto di sindacato che riunisce gli azionisti storici di Piazzetta Cuccia. Un gruppo che, pur non coordinandosi nei voti, in passato si era mostrato vicino ai manager. A inizio giugno raggruppava l’11,6% del capitale della banca d’affari; l’ultima rilevazione di inizio luglio, dopo l’uscita di Mediolanum e le cessioni fatte da Lucchini e Gavio, ha ridotto il peso al 7,88%.
In queste ultime ore, Mediobanca ha tentato l’ennesimo blitz e ha provato ad anticipare l’assise al 21 agosto, nel disperato tentativo di bloccare l’ops di Montepaschi su Piazzetta Cuccia. È quindi aumentato il pressing sulla Compagnia triestina, anche offrendo modifiche di termini sostanziali dell’offerta. Secondo ricostruzioni di stampa, i manager di Piazzetta Cuccia infatti avrebbero intenzione di modificare i termini del lock-up dell’operazione con la cancellazione del divieto per un anno di vendere le azioni che il Leone riceverebbe in cambio della quota di Banca Generali.
Si tratta di modifiche delle regole del gioco che, secondo gli esperti, richiedono una revisione del prospetto d’offerta e una ripresentazione del documento per una nuova approvazione da parte della Consob. Lo stesso vale per il golden power. Mediobanca ha ottenuto pochi giorni fa l’autorizzazione del governo a procedere su Banca Generali. Bisognerà però capire se, prima di procedere, comunicherà tutte le modifiche all’offerta originale. Una nuova proposta senza lock-up, secondo gli esperti, avrebbe bisogno di una ulteriore valutazione. Il blocco di un anno sulle vendite tutelava infatti l’interesse nazionale, bussola del ricorso ai poteri speciali per salvaguardare gli asset strategici come il risparmio e la finanza. Caduto il divieto, bisognerà capire in mano a chi potrebbero andare le quote che Generali dovesse decidere di vendere.