L'Istituto di Statistica osserva che "senza adeguati interventi capaci di contrastarne le cause il costante calo della natalità è destinato a persistere anche quando si saranno esauriti gli effetti negativi prodotti da Covid-19. Attorno alla metà del secolo si va configurando la possibilità di scendere anche sotto i 350.000 nati annui".
Obiettivo al 2030 - Accrescere il numero medio di figli per donna di 0,6 unità entro la fine del decennio comporterebbe un aumento di 130mila nati nell'arco di un decennio (+33%). Si tratterebbe di circa 517mila nati in più nel complesso del decennio.
Un apporto di mezzo milione di nati comporta, con una speranza di vita di 82 anni per un maschio e 86 per una femmina, l'acquisizione da parte della popolazione cui afferiscono di 42 milioni di anni-vita . Per l'Italia ciò equivale ad accrescere di circa il 2% il patrimonio demografico ossia gli anni di futuro che complessivamente competono al totale dei residenti.
Il 51% degli anni-vita forniti dal contingente di nati verranno spesi in età produttive, il 22% in età di formazione e il 27% in età di pensione. Nelle nuove generazioni la prospettiva è (ai parametri attuali) di vivere mediamente 53 anni da pensione per ogni 100 di lavoro: un rapporto che è di un terzo più favorevole agli equilibri di welfare rispetto al 79 per 100 che attualmente caratterizza il complesso della popolazione italiana.
Equilibrio sistema pensioni a rischio - "Siamo passati da un rapporto di 26 per ogni 100, 26 in età da pensione per ogni 100 in età da lavoro ad un rapporto di 39 oggi e andiamo verso qualcosa che arriverà piu' o meno attorno a 60 nell'arco di qualche decennio. E' evidente che, in queste condizioni, il problema degli equilibri nel sistema previdenziale è estremamente delicato e importante", sottolinea Blangiardo.
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