Inflazione è in frenata, ma c’è l’incognita grano: a giugno l’indice rallenta al 6,4%
rispetto al 7,6% registrato a maggio

Urso: «Dati positivi ma non molliamo, ora vanno evitati i fenomeni distorsivi»

L’inflazione è in frenata, ma c’è l’incognita grano: a giugno l’indice rallenta al 6,4% rispetto al 7,6% registrato a maggio
di Luca Cifoni
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Martedì 18 Luglio 2023, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 07:47

Una frenata vistosa: a giugno l’indice nazionale dei prezzi al consumo non è aumentato rispetto al mese precedente e ha fatto invece segnare un incremento del 6,4 per cento rispetto allo stesso mese del 2022. Siccome a maggio la variazione annua era stata del 7,6 per cento, il rallentamento c’è. I dati definitivi diffusi ieri dall’Istat confermano la stima preliminare ma danno alcune indicazioni in più su cosa sta succedendo in queste settimane. La tendenza al raffreddamento non è solo del nostro Paese, ma è condivisa dagli Stati Uniti e da altre economie europee e sta spingendo gli analisti ad interrogarsi sulle prossime mosse delle banche centrali, al momento impegnate a proseguire la strategia dei rialzi. Intanto però c’è un altro fattore che è al centro dell’attenzione: il mancato rinnovo dell’intesa tra Russia e Ucraina, che finora ha permesso di salvare le esportazioni di grano dalle zone del conflitto, potrebbe presto creare nuova tensione sui mercati alimentari e poi di conseguenza sui prezzi al consumo. Non va dimenticato che l’invasione dell’Ucraina ha già influito nei mesi scorsi, in modo molto pesante, prima sui prezzi energetici globali e poi su quelli alimentari.

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L’INDICATORE

E la decelerazione dell’inflazione a giugno si deve proprio ai beni energetici regolamentati (come le tariffe di elettricità e gas) e in misura minore ai beni alimentari lavorati.

Hanno invece accelerato i beni alimentari non lavorati. Ma risulta confortante anche l’andamento della cosiddetta “inflazione di fondo”, ovvero quella calcolata senza conteggiare i prodotti energetici e gli alimentari freschi. Si tratta di un indicatore particolarmente importante perché è quello a cui guardano le banche centrali al momento di decidere le proprie mosse di politica monetaria: da +6 di maggio (sempre su base annuale) è sceso al +5,6%. Rallenta pure (al 10,5%) il cosiddetto “carrello della spesa” ovvero l’insieme dei prezzi alimentari, per la cura della casa e della persona. L’istituto di statistica ha anche misurato, su base trimestrale, l’effetto dei movimenti dei prezzi sulle varie tipologie di famiglia, da quelle con minore capacità di spesa a quelle che hanno invece una più elevata. In sostanza la frenata dello corso mese favorisce in maniera più marcata le prime, che vedono un calo deciso dei beni dei quali sono maggiori consumatrici (mentre i nuclei più agiati spendono di più in servizi). Per le famiglie del primo gruppo, quelle con capacità di spesa meno elevata che finora hanno sofferto maggiormente, l’inflazione decelera dal +12,5% del primo trimestre di quest’anno al +9,4% del secondo trimestre, mentre per quelle del quinto gruppo (quelle con la capacità di spesa più elevata), passa dal +8,2% del trimestre precedente al +7,1%. Di conseguenza, nota l’Istat, il differenziale inflazionistico tra la prima e la quinta classe si riduce portandosi a 2,3 punti percentuali.

I dati sono stati commentati con favore dal ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso: «È la conferma che siano sulla strada giusta - ha osservato Urso - in questa settimana prosegue l’azione di monitoraggio su prodotti e servizi con gli incontri programmati dal Garante dei prezzi per stroncare ogni fenomeno distorsivo». La conclusione è un invito a «non mollare la presa».

LA RIUNIONE

Il ministro dell’Economia Giorgetti si è invece soffermato in particolare sull’atteggiamento della banca centrale europea, ribadendo una posizione che aveva già avuto modo di esprimere in passato. «Sulle politiche monetarie - ha rimarcato intervenendo all’incontro di ministri e governatori del G20, in corso in India - riteniamo si debba procedere con un approccio bilanciato e prudente di fronte a una crescita dell’economia globale che registra una tendenza al ribasso, conseguenza del conflitto in Ucraina e degli effetti del persistere dell’inflazione».

La prossima riunione della Bce con la politica monetaria all’ordine del giorno è in calendario tra dieci giorni, il 27 luglio. L’attesa generale è per un nuovo rialzo di un quarto di punto dei tassi di riferimento.

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