Nuovi tagli ai ministeri per evitare la procedura

Nuovi tagli ai ministeri per evitare la procedura
di Luca Cifoni
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Domenica 23 Giugno 2019, 09:01 - Ultimo aggiornamento: 09:02

Tagli di spesa e ulteriori misure contro l'evasione. Non cambia il menu a disposizione del ministro dell'Economia: in caso di necessità, ovvero se si deciderà di evitare ad ogni costo l'avvio della procedura per debito eccessivo, la dote disponibile per il 2019 potrà essere incrementate solo ricorrendo alle grandi voci indicate del Documento di economia e finanza e quantificate (in parte) per gli anni dal 2020 in poi. In pratica si tratterà di iniziare ad attuare in anticipo le misure previste; a quel punto però sarà difficile sostenere - sul piano politico - che non è in corso una manovra correttiva ma solo un incremento spontaneo delle risorse a disposizione.

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IL FONDO
La via maestra è quella già illustrata nei giorni scorsi: usare l'assestamento di bilancio per mettere insieme le maggiori entrate emerse (o sollecitate) sia sul fronte tributario che su quello dei dividendi delle società pubbliche. E cercare contemporaneamente di acquisire più risparmi possibile dalle sue misure-simbolo della maggioranza di governo: reddito di cittadinanza e prepensionamenti con Quota 100 hanno incontrato finora una risposta un po' inferiore alle attese ed alla fine nel fondo totale per il 2029 potrebbero restare circa 3 miliardi che idealmente, nelle intenzioni del ministro dell'Economia, dovrebbero tutti andare a riduzione del disavanzo. Resta però il problema contabile di come rendere disponibile questa voce agli occhi della commissione europea, senza definanziare esplicitamente gli stanziamenti che erano stati decisi con la legge di Bilancio. Sommando tutto, si potrebbe arrivare ad un massimo di 5-6 miliardi: somma che porterebbe il rapporto deficit/Pil al 2,1% o poco più giù e secondo l'interpretazione del ministero dell'Economia permetterebbe di rispettare le regole europee. Questi calcoli si basano però su una metodologia diversa per quanto riguarda l'output gap (la stima della situazione ciclica dell'economia italiana) e dunque la richiesta della commissione sarebbe più stringente: al nostro Paese viene chiesto l'aggiustamento fiscale da attuare in situazioni normali, non di crisi.

I TEMPI
I tempi per discutere dell'interpretazione delle regole però non ci sono: il governo dovrà decidere entro il 2 luglio se rischiare la rottura oppure arrivare un'intesa, come avvenne a dicembre. In questo caso per garantire ulteriori risorse nel modo meno doloroso le opzioni a disposizione sono la revisione della spesa e qualche aumento di gettito classificabile come lotta all'evasione. Proprio questa settimana al ministero dell'Economia dovrebbe iniziare a riunirsi il gruppo di lavoro sulla spending review, il cui coordinamento politico è stato assegnato ai due viceministri Garavaglia e Castelli. Per un intervento di ampio respiro serve però tempo e dunque potrebbe essere necessario ricorrere di fatto ad un ampliamento del meccanismo già messo in atto con le clausole con il quale alla fine dello scorso anno erano state congelate spese dei vari dicasteri, poi definitivamente tagliate con il Consiglio dei ministri di mercoledì. Sugli umori della commissione europea, e dunque sui margini di trattativa, non sembrano esserci particolari novità. Ieri Margrethe Vestager, commissaria che si occupa di concorrenza equindi non segue direttamente questo dossier, ha espresso critiche all'atteggiamento del nostro Paese: «Non è affatto nuovo - ha detto - che qualcuno dica Tutti gli altri non hanno capito niente, io ho capito tutto e ho qui la soluzione miracolosa. È un'idea vecchia».
 

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