"Le imprese – ha segnalato Giovannini – riconoscono che la sostenibilità è una necessità ma solo un terzo di loro ha una strategia per uno sviluppo sostenibile e un quinto non ha alcuna previsione di spesa in questo senso". Attualmente – secondo il ministro – vi è una "divaricazione in termini di visione del futuro tra soggetti innovativi che hanno capito e investono in quella direzione, soggetti spaventati e in attesa degli eventi, soggetti colpiti dalla crisi che hanno problemi diversi, non certo problemi del futuro ma quelli del presente". In tale scenario – ha proseguito Giovannini – "la politica ha la necessità di prendersi cura di tutti e tre questi gruppi di imprese ma anche di individui e di comunità". Bisogna "stimolare" chi vuole investire nel futuro ma questo cambiamento – ha ribadito il ministro – viene "percepito con tanto scetticismo e preoccupazione perché lo scetticismo della società italiana è altissimo ed è un ostacolo".
Giovannini ha, inoltre, evidenziato la necessità di "provare a dare certezze a chi oggi certezze non ha" orientando anche "i comportamenti di spesa, risparmio o investimento una volta superata la fase di emergenza sanitaria". Queste risorse "immobilizzate" – ha spiegato il ministro – potrebbero, infatti, essere "più facilmente orientate verso un futuro più equo e sostenibile".
Si tratta di una sfida – ha concluso Giovannini – che dobbiamo affrontare "con nuove categorie, non solo di pensiero ma di azione; con un modo diverso di vedere le politiche, che parta dall'idea di proteggere, promuovere, preparare, prevenire, trasformare. Ma per far questo, dobbiamo abbandonare l'idea dei due tempi: prima torniamo a come eravamo, poi penseremo alla trasformazione. È un'idea radicalmente sbagliata".
© RIPRODUZIONE RISERVATA