Coronavirus, resta attivo il 48% delle imprese, decisivo il ruolo dello smart working

Uno scorcio di uno stabilimento FCA
di Diodato Pirone
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Venerdì 27 Marzo 2020, 15:59 - Ultimo aggiornamento: 16:00
Secondo l’Istat le imprese italiane che restano attive, quelle cioè che fanno parte dei settori le cui attività non sono state sospese dai decreti del governo (e dalle pressioni dei sindacati), sono quasi una su due: poco meno di 2,3 milioni di unità su 4,5 milioni (il 48,7% del totale). Il valore aggiunto generato da queste imprese ammonterebbe a circa due terzi di quello complessivo (circa 512 miliardi di euro) e occuperebbero quasi 8,8 milioni di persone.

Resta il fatto che tutte le prefetture d'Italia sono sommerse dalle richieste di aziende che chiedono di poter lavorare in deroga alle disposizioni per mille ragioni ma soprattutto perché riforniscono direttamente o indirettamente le filiere essenziali ovvero quelle dell'alimentare e della farmaceutica.

Già, ma come funzionano le cose nelle aziende rimaste aperte? In quelle alimentari generalmente si lavora alla grande perché in questi giorni la domanda, come sottolineano tutti gli osservatori, equivale a quella di un secondo Natale.

Da questo punto di vista il caso del pastificio Rana rappresenta la punta di un iceberg. La società veronese ha deciso l'aumento della retribuzione del 25% per i 700 dipendenti che continuano a lavorare, ticket da 440 euro per babysitter e assicurazione per chi dovesse contrarre il virus. Il pastificio investirà nell'operazione all'incirca 2 milioni di euro per i dipendenti dei 5 stabilimenti italiani. Il piano, che decorre retroattivamente dal 9 marzo, coprirà anche il mese di aprile.

Quella dell'assicurazione anti-Covid per i dipendenti è una strada di protezione scelta anche da grandi aziende come le Ferrovie e l'Enel. Tramite la polizza le due società garantiranno a tutti i loro dipendenti del gruppo che dovessero essere ricoverati a causa della contrazione del virus o sottoposti a terapia intensiva una indennità in denaro.

Va sottolineato infine che anche aziende che appartengono a settori ufficialmente chiusi, come quelli della metalmeccanica, in realtà continuano a lavorare. E' il caso dell'Ilva di Taranto che il prefetto ha autorizzato a restare aperta sia pure con i motori al minimo anche perché se si spegnessero i forni non si potrebbero più riaccendere se non dopo molto tempo e con costi enormi. Al 70% viaggiano anche le fabbriche di Leonardo che è impegnata in settori strategici come quello della Difesa e della Sicurezza (ad esempio da questa azienda dipende la manutenzione degli elicotteri che in emergenza sono fondamentali). Infine l'ampio uso dello smart working sta consentendo a moltissime imprese di continuare a mantenere gli uffici aperti, in particolare quelli della progettazione. E' il caso di FCA che al momento mantiene in attività circa 10.000 persone proprio con lo smart working. 
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