I cambiamenti climatici «cancellano il Pnrr», danni in Italia per 210 miliardi. I settori più colpiti

Secondo il report Censis-Confcooperative è di 210 miliardi di euro il conto che i disastri naturali e i cambiamenti climatici hanno presentato all'Italia dal 1980 a oggi. Un costo pari all'intero importo del Pnrr e a 10 manovre finanziarie

I danni dell'ultima alluvione in Emilia Romagna
di R. Ec.
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Mercoledì 21 Febbraio 2024, 00:43 - Ultimo aggiornamento: 00:48

«È di 210 miliardi di euro il conto che disastri naturali e cambiamenti climatici hanno presentato al nostro Paese. Si tratta di un costo pesantissimo pari all'intero importo del Pnrr e a 10 manovre finanziarie. Di questi 210 miliardi ben 111 sono determinati dagli effetti dei cambiamenti climatici. Ecco perché la cura del territorio non è un costo, ma un investimento sul sistema paese».

A dirlo è l'ultimo report Censis-Confcooperative "Disastri e climate change, conto salato per l'Italia". Un'analisi che certifica come negli ultimi 40 anni un terzo del valore dei danni provocati da eventi estremi nella Ue sia stato pagato dall'Italia. «Venendo agli ultimi anni - spiega Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative - parliamo di 42,8 miliardi solo dal 2017 al 2022.

Nel 2022 è costato quasi 1% di Pil, lo 0,9% per l'esattezza, pari a 17 miliardi circa: un importo poco inferiore a una manovra finanziaria». 

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Il conto del cambiamento climatico per l'Italia

Secondo il report, tra il 1980 e il 2022 i cambiamenti climatici hanno prodotto danni in Italia per 111 miliardi: 57,1 miliardi di euro per alluvioni, 30,6 miliardi per ondate di calore, 15,2 miliardi di euro per le precipitazioni, 8,2 miliardi per siccità, incendi boschivi e ondate di freddo. I disastri come terremoti, eruzioni, frane e altri fenomeni geofisici hanno poi fatto danni per poco meno di 100 miliardi. 

Complessivamente, quindi, le perdite economiche causate da eventi estremi e da disastri naturali fra il 1980 e il 2022 si attestano sui 210 miliardi di euro. Dall'analisi emerge che ben una Pmi su quattro è minacciata, «perché - spiega Gardini - localizzate in Comuni a rischio frane e alluvioni e presentano una probabilità di fallire del 4,8% più alta di quella delle altre imprese una volta che si sia verificato l'evento avverso». L'agricoltura è il settore più colpito: solo nel 2022 si sono persi circa 900 milioni, con una contrazione in valore dell'1,5%.

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Le perdite subite dall'agricoltura

Secondo il presidente di Fedagripesca-Confcooperative, Carlo Piccinini «la fotografia scattata dallo studio conferma ancora una volta le gravi perdite subite dall'agricoltura italiana per via dei cambiamenti climatici e che mettono a dura prova la redditività del comparto».

Per Piccinini «è opportuno ribadire l'importanza delle assicurazioni nel comparto agricolo che va
rilanciato  dal momento che, proprio mentre gli eventi catastrofali continuano a minacciare le nostre colture, il sistema che doveva incentivare il ricorso alle polizze è arrivato allo stremo senza supportare adeguatamente i produttori».

«I mutamenti climatici - aggiunge - hanno inoltre favorito negli ultimi anni la diffusione nelle aree mediterranee di insetti alieni. L'Agenzia europea per l'Ambiente ha stimato un trend di circa 8 specie aliene ogni anno, in grado di provocare danni importanti alle coltivazioni europee». Migliaia di produttori, dall'Emilia-Romagna al Trentino, non sanno come difendere le piante, perché non esistono al momento alternative valide. Proprio per fronteggiare tale problema, la federazione sta lavorando attivamente affinché il ministero della Salute autorizzi il rinnovo delle deroghe all'utilizzo di sostanze il cui uso potrebbe presto venir vietato in tutta Europa.

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Cosa fare per invertire il trend

Cosa fare per invertire il trend sui cambiamenti climatici o quanto meno come Italia adoperarsi per diminuirne gli effetti? Secondo Gardini «occorrono interventi drastici e veloci per mettere in sicurezza il territorio, perché non possiamo più permetterci di mancare sulla manutenzione straordinaria per evitare i contraccolpi di questi eventi estremi». In tal senso le associazioni ambientaliste invitano a recuperare con urgenza i progetti sul dissesto idrogeologico espunti dal Pnrr con la revisione negoziata tra il governo e la Commissione Ue nei mesi scorsi. Si tratta di 1,2 miliardi di euro previsti per la gestione dei rischi di alluvione e idrogeologici. 

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