Siccità e caro energia, cosa succede ora? Scordamaglia (Filiera Italia): «Nessun calo dei prezzi sugli scaffali dei supermercati»

«L'accordo sul grano ha frenato la speculazione ma le tensioni resteranno alte»

Siccità e caro energia, cosa succede ora? Scordamaglia (Filiera Italia): «Nessun calo dei prezzi sugli scaffali dei supermercati»
di Umberto Mancini
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Domenica 24 Luglio 2022, 10:31

«L'accordo Russia-Ucraina sul grano è un primo passo importante, ma non basterà a ridurre i prezzi sugli scaffali dei supermercati, perché la crisi energetica e la siccità alimentano le tensioni sui costi e lo fanno in maniera strutturale». Va subito al cuore del problema Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia e tra i massimi esperti del settore.

Consigliere, l'intesa, anche se tutta da verificare sul campo, è un segnale importante. Dal suo osservatorio privilegiato ipotizza una possibile riduzione delle pressioni sui prezzi dei prodotti legati al grano e al mais?
«Va detto subito che l'accordo, il primo tra i due Paesi in guerra, è senza dubbio rilevante trattando tra l'altro un tema centrale come la food security globale, auspicando che ne seguano altri su più fronti.

Adesso però bisognerà vedere in concreto cosa accadrà. Mi riferisco alle 80 navi e più bloccate che devono portare il grano negli altri Paesi. Credo che l'implementazione sia estremamente delicata, anche perchè i lampi di guerra non sembrano fermarsi».

Insomma, si possono fare previsioni? Lei è ottimista?
«Ci saranno sicuramente effetti positivi perchè si sbloccano circa 25 milioni di tonnellate di cereali. Risorse destinate per lo più a Paesi dell'Africa e del Middle East che, come noto, dipendono largamente da questi approvvigionamenti. E che, probabilmente, eviteranno la carestia e la fame, fenomeni che avrebbero tra l'altro provocato una significativa accelerazione di flussi migratori. Ricordo che sono oltre 50 i Paesi africani in questa situazione e che le tensioni sociali, legate alla carenza alimentare, erano e sono fortissime».

Ma in Italia cosa accadrà? Si attende una riduzione dei prezzi?
«L'Italia importa solo il 3 per cento del grano dall'Ucraina , mentre è dipendente per il 13 per cento dal mais (di cui in Italia produciamo solo il 50% di quello necessario). Come sa, il mais è importantissimo nella filiera che riguarda i mangimi per i nostri allevamenti e quindi determinante nella produzione di molte nostre eccellenze zootecniche dal parmigiano reggiano, al grana padano ai nostri salumi di qualità.. Posso immaginare un certo sollievo per questa nuova situazione ma solo temporaneo, non si tratta di una svolta vera e propria e le spiego le ragioni di fondo».

Perchè?
«Sottolineo che solo l'annuncio dell'intesa tra Mosca e Kiev ha contribuito a calmierare temporaneamente i prezzi del mais che da tempo erano in costante rialzo. Ma la riduzione del 10-20 per cento di queste ultime ore non è certo sufficiente a compensare gli aumenti dell'80 per cento ed oltre registrati negli ultimi mesi. Aumenti record legati sostanzialmente a due fattori»

Quali sono questi due fattori?
«Se da un lato l'accordo rappresenta un freno ai movimenti speculativi, innegabili dall'inizio del conflitto, a continuare a sostenere il rialzo dei prezzi ci sono due fattori strutturali. In primo luogo la siccità che non dà tregua ai nostri campi (ed a quelli dei Paesi europei da cui importiamo il nostro mais) generando crolli di produzione di oltre il 30%. Dall'altra il caro energia che pesa sulle produzioni agroalimentari in maniera esorbitante. Finchè non si troveranno soluzioni su questi due fronti i prezzi dei prodotti finiti allo scaffale del supermercato e nel carrello dello spesa non potranno che continuare ad aumentare».

 

Serve un intervento fiscale, come si paventa da più parti, per contrastare le spinte inflazionistiche, magari ridicendo l'Iva sui beni di più largo consumo?
«Direi proprio di sì. Bisogna da un lato introdurre misure e crediti di imposta ben più rilevanti degli attuali per le imprese agricole ed alimentari che pagano il prezzo più alto del caro energia e sostenere anche la capacità d'acquisto delle famiglie alle prese con una inflazione molto aggressiva adottando qualsiasi strumento che consenta di aumentare il netto in busta paga dei lavoratori. E poi bisogna capire una volta per tutte che un modello di globalizzazione esasperata che ci ha portato a dipendere da Paesi lontani per beni di prima necessità come alimenti ed energia è definitivamente tramontato. Bisogna aumentare il nostro livello di autoapprovvigionamento a partire dalla produzione agricola garantendo con accordi di filiera lungimiranti una giusta remunerazione ai produttori agricoli ed alle nostre Pmi. E' una questione di sicurezza nazionale».

 

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