Non è mai troppo tardi: dalla Silver economy agli investimenti per un Pil della longevità

Due terzi dei patrimoni oltre i 200mila euro in Italia sono nella mani di quanti hanno compiuto i 55 anni

Non è mai troppo tardi: dalla Silver economy agli investimenti per un Pil della longevità
di Marco Barbieri
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Mercoledì 7 Giugno 2023, 10:28 - Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 07:53

Il mio welfare? Sono io. È più o meno la convinzione degli italiani ultrasessantacinquenni.

Anziani? Forse, ma capaci di risparmiare e contribuire alla vita familiare nonostante l’età. Le attuali generazioni di anziani beneficiano di un benessere economico più alto dei coetanei di altre epoche e di quello che gli attuali giovani e adulti si attendono per la loro longevità. Un benessere che hanno costruito nel tempo grazie alla contribuzione, a cui devono la pensione, e alla buona gestione dei risparmi accumulati. È anche il caso di ricordare che in Italia due terzi dei patrimoni superiori a 200mila euro sono in mano alla fascia over 55. Ma andiamo con ordine. Attualmente, una famiglia, con capofamiglia una persona over 65, rispetto a una con capofamiglia con età sino a 40 anni, ha un valore della ricchezza netta media superiore del 50,8% e un valore delle attività finanziarie superiore del 100,7%. È una delle indicazioni che emerge dal terzo Osservatorio Censis-Tendercapital sulla Silver Economy, diffuso pochi giorni fa in occasione del Salone del Risparmio: “I longevi e il risparmio: valori e scelte”.

L’ACCESSO AI SERVIZI

 La condizione degli anziani attuali deve molto all’efficacia del nostro sistema di welfare. Oggi, però, si assiste al ritorno di finanziamenti al welfare inadeguati rispetto alle dinamiche di invecchiamento, al boom delle cronicità e alla necessità di servizi per eventuali emergenze. In ambito sanitario, ad esempio, per l’84,1% degli anziani nell’ultimo anno è diventato più difficile accedere alle prestazioni del Servizio sanitario nazionale della propria Regione, a causa di liste di attesa sempre più lunghe. Il risparmio per gli anziani diventa, così, un vero polmone finanziario a cui ricorrere per pagare servizi e prestazioni sanitarie altrimenti difficilmente accessibili in tempi appropriati. Da qui la convinzione che il primo welfare integrativo me lo faccio io, per me e per la mia famiglia. Dall’Osservatorio Censis-Tendercapital sulla Silver Economy emerge come le persone che hanno compiuto 65 anni siano in aumento: sono 14,2 milioni e rispetto a venti anni fa si registra un incremento di 3,3 milioni di individui (+30,6%). Nei prossimi venti anni, si prevede che gli anziani diventeranno circa 19 milioni, con un aumento del 33,7%. Oggi costituiscono il 24% della popolazione italiana, saranno il 37% nel 2050. «Nonostante le difficoltà dell’attuale fase storica, che raccoglie le conseguenze dannose di eventi come la pandemia e la guerra russo-ucraina e con l’inflazione che rappresenta una delle principali preoccupazioni per la tenuta del welfare – spiega Moreno Zani, presidente di Tendercapital – gli anziani restano un punto di riferimento concreto nel panorama sociale e per le proprie famiglie. Come emerge dall’Osservatorio sulla Silver Economy, gli anziani detengono un’ottima capacità di risparmiare e investire, mentre i giovani sono ancora economicamente in difficoltà, incerti sul proprio futuro lavorativo e costretti a fare affidamento sul dinamismo e sulla stabilità della generazione dei longevi». Non a caso è in corso una evoluzione più profonda. Tanto che accanto alla Silver Economy si comincia a parlare anche di Longevity Economy, che letteralmente forse non esiste ancora «ma che va inventata» come ha ribadito anche al Salone del Risparmio Nicola Palmarini, direttore National Innovation Center for Ageing del governo inglese.

L’esperto ha snocciolato una lunga serie di dati che ripropone da qualche anno, certamente da dopo il Covid: «Aumenta del 20% l’aspettativa di vita. E l’invecchiamento è la migliore opportunità di investimento, ricerca, sviluppo, impresa che l’Italia abbia davanti a sé. Credo che se investissimo in longevità al pari di moda, design, cibo e arte, avremmo un driver di crescita di Pil che qualcuno ha definito “longevity dividend”».

DA PAZIENTI A CLIENTI

Tradotto in cifre: se entro il 2025 potessimo sostenere le persone di 75 anni e oltre per eguagliare la spesa dei 65-74enni, potremmo aggiungere l’8% all’anno al Pil entro il 2040. «Il grosso del denaro lo impieghiamo nel curare le malattie, ma dovremmo ribaltare il concetto e passare dalla prospettiva dell’invecchiamento alla prospettiva della longevità. In questo senso, dovremmo pensare ai clienti e non ai pazienti, perché l’opportunità non risiede nella sanità, ma nella vita stessa. Servono nuovi prodotti e servizi che ci accompagnino più a lungo». Uno scenario che apre un universo nuovo di investimento sul quale però sono ancora in pochi a puntare e che in Italia, in particolare, non abbiamo ancora intuito. Palmarini ha quindi esortato gli asset manager a prendere in considerazione questa opportunità come un asset di investimento per il futuro.

LA PENSIONE NON BASTA

 L’84,6% dei longevi dichiara che per una vecchiaia serena e in condizione di benessere è fondamentale nella vita investire bene il risparmio: lo pensa l’80,9% degli adulti e il 76,7% dei giovani. E la pensione non basta. Il 65,3% degli anziani ritiene che la sola pensione non garantisca il benessere nella terza e quarta età, idea condivisa dal 74,7% dei giovani e dal 79,1% degli adulti. In venti anni la ricchezza netta familiare media degli anziani ha registrato un incremento del 3,8% reale, in controtendenza rispetto a quella delle persone fino a 40 anni (-11,9%) e di quelle tra 41 e 65 anni (-13,5%). «I longevi sono un cardine decisivo della nostra società e il risparmio a sua volta, con la pensione e la proprietà della casa, è un cardine della loro buona condizione economica – sottolinea Francesco Maietta, responsabile Area Consumer Mercati privati Istituzioni Censis – Le attuali generazioni di longevi sono state abili nel costruire nel tempo solidi patrimoni, e non smettono di risparmiare».

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