Criptovalute e Bitcoin, per evitare il caos più regole e formazione

Le monete virtuali sono ancora nel mirino delle autorità europee, mentre crescono i rischi di truffe, contrabbando e riciclaggio

Criptovalute e Bitcoin, per evitare il caos più regole e formazione
di Giacomo Andreoli
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Mercoledì 5 Luglio 2023, 12:55 - Ultimo aggiornamento: 6 Luglio, 07:52

Il mercato delle criptovalute è nell’occhio del ciclone, tra profeti di sventura che ne prevedono la fine dopo i fallimenti di varie piattaforme e chi in maniera enfatica ripete che è destinato a decollare, fino a mettere in discussione le monete legali.

Una prospettiva, quest’ultima, che in Europa spaventa Commissione Ue, autorità di vigilanza e Bce (con una vera e propria battaglia del membro italiano Fabio Panetta, che a novembre diventerà governatore della Banca d’Italia). Ma cosa sono queste valute e quale futuro possono avere? Si tratta di monete virtuali che utilizzano un sistema di blockchain, una rete formata da validazioni anonime delle transazioni, senza punti di riferimento unici e coperte dalla crittografia. Queste valute sono usate soprattutto come strumento di investimento ad alto rischio, puntando sulla loro volatilità. Ne esistono oltre 20mila, diffuse per lo più sui mercati degli Stati Uniti, le cui autorità le considerano praticamente tutte delle “securities”, cioè investimenti speculativi, al pari o forse più delle azioni. La Sec, l’ente di vigilanza Usa sulla Borsa, ritiene però che la più famosa delle criptovalute, il Bitcoin (nata nel 2009 e antesignana di tutte le altre), sia una “commodity”, cioè una merce. Anche su questo si scatenano le paure europee, con il numero uno della Consob, Paolo Savona, che invoca una rapida approvazione dell’euro digitale, con regole ben definite, per «escludere l’uso monetario legale delle criptovalute».

LE CRITICITÀ

Preoccupano poi le varie infiltrazioni criminali e mafiose, con la ‘ndrangheta che sta utilizzando sempre di più queste valute per assoldare killer e contrabbandare armi e organi umani. Non solo: da anni le cripto sono sfruttate per riciclare guadagni illeciti. Ogni moneta virtuale è conservata in casse anonime provviste di chiavi digitali impersonali: così è impossibile l’identificazione di chi le usa. Nel mondo, i trafficanti le utilizzano anche per il commercio illegale del fentanyl, un potente analgesico che negli Usa uccide più del cancro. Non ci sono però evidenze di un ruolo significativo di queste monete nel riciclaggio legato al terrorismo. Nel 2022 l’andamento di prezzo delle criptovalute è stato per lo più negativo, con un crollo medio del 70%. A novembre Paul Krugman, economista americano e premio Nobel nel 2008, parlava dell’arrivo di un «inverno senza fine».

Poco prima Ftx, società per lo scambio di cripto con 1 milione di utenti, era andata in bancarotta. Il caso più eclatante tra i sei grandi fallimenti di piattaforme cripto nel 2022. A gennaio di quest’anno, poi, il noto miliardario americano Mark Cuban ha denunciato l’esistenza di diffuse operazioni di lavaggio con le cripto. Si intende l’acquisto e la rivendita da parte di un trader di un’attività finanziaria per più volte, generando un volume falso che “droga” la domanda. Passano i mesi e il valore del Bitcoin continua a oscillare, quasi raddoppiando da dicembre ad aprile. A inizio giugno, quindi, arriva la “stretta” della Sec. L’ente fa causa ai colossi Binance e Coinbase sostenendo, soprattutto per la prima, che ci sono state manipolazioni dei prezzi, assieme a storni illegittimi di fondi. Anche per questo grandi piattaforme di trading come eToro, annunciano la rimozione delle criptovalute “minori”, che valgono decine di miliardi. Sembra che le profezie negative si stiano realizzando, ma lo scorso 21 giugno la Sec autorizza il primo Etf basato sul Bitcoin. È uno strumento finanziario regolamentato, il cui prezzo replica il valore di asset sottostanti, in questo caso il Bitcoin. Il suo prezzo si impenna di nuovo sul mercato.

LE POSSIBILI RIFORME

Leonardo De Rossi, docente di Blockchain and Cryptoassets alla Bocconi, spiega a MoltoEconomia che «su tutti i criptoasset che esistono il 99% sono esperimenti insensati e in molti casi ci sono truffe, ma non è il caso del Bitcoin, che può diventare una sorta di oro digitale e su cui il sentiment non è negativo». Secondo il collega Ferdinando Ametrano, che insegna Bitcoin e tecnologia blockchain alla Bicocca, per pensare a un futuro con meno caos, in quello che oggi è «un far west», bisogna partire da «semplificazione e regolamentazione». «Ci dovrebbero essere - spiega - intermediari vigilati che fanno investire solo nei cripto-asset più affidabili, facendo diversificare il portafoglio degli investitori e riducendo il profilo di rischio a parità di rendimento atteso». In questo senso entrambi i docenti considerano positivamente la stretta della Sec, l’introduzione in Italia di un regime fiscale per le criptovalute con l’ultima Manovra e l’accordo trovato in Ue, secondo cui dal 1° gennaio 2026 i fornitori di questi servizi dovranno riferire all’Unione le transazioni dei propri clienti. Ma i docenti si dicono certi che, ancor più delle regole, lo strumento più efficace per ridurre i rischi sia la formazione. Insomma «più consapevolezza», affinché Bitcoin e poche altre criptovalute diventino parte di un «wallet digitale, come uno degli investimenti possibili». C’è uno scenario, però, che fa riflettere De Rossi. «Se nei prossimi anni - ragiona - verrà cancellato del tutto il contante, con i pagamenti possibili solo con carta ed euro digitale, l’alternativa più appetibile per il nero potrebbe essere ogni criptovaluta. A quel punto l’ipotesi, seppur remota, è che i pagamenti con queste valute vengano resi illegali».

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