Mps, è polemica sull'audizione del Tesoro in Commissione d'inchiesta: «Reticenza dal direttore generale La Via»

La sede Mps a Rocca Salimbeni
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Venerdì 24 Novembre 2017, 17:56 - Ultimo aggiornamento: 25 Novembre, 18:44
È polemica sull’audizione del direttore generale del Tesoro, Vincenzoo La Via, davanti alla Commissione d’inchiesta sulle banche. Un'audizione «reticente» per alcuni e «poco brillante» per altri parlamentari riuniti a Palazzo San Macuto per ascoltare la versione del Tesoro sul caso Mps.
La Via ha risposto alle domande della bicamerale partendo dal ruolo del Tesoro: «L’intervento pubblico nel capitale di Mps è di natura temporanea e il ministero azionista (al 68% del capitale ndr) dovrà cedere la partecipazione acquisita entro l’arco temporale di riferimento del piano, ossia entro 5 anni (2021)». Poi il passaggio sull’aumento di capitale del 2011. Il ministero dell’economia avvisò «dei forti rischi» la Fondazione Mps nell’aumento di capitale del 2011 della banca, chiedendo all’Ente una «strategia» per ridurre la quota e la sua concentrazione, ha detto il direttore generale. Non più di questo però. Andare oltre non era nei poteri del Mef per La Via. Il dg ha ricordato infatti come al Mef spetti la vigilanza sulla legittimità «e non sul merito, non si può sostituire» agli organi della fondazione che sono responsabili degli investimenti. E il recupero dello Stato? «Il recupero dipende dallo sviluppo del piano, non ci aspettiamo che il giorno della quotazione verrà recuperato. C’è un piano di rientro e noi faremo di tutto» perchè abbia successo. Ma la perdita del Mef?, ha chiesto il deputato Carlo Sibilia (M5S). «Oggi è semplice il calcolo, è un fatto aritmetico», ha spiegato La Via. Agli attuali prezzi di Borsa la quota in mano al Mef mostra una minusvalenza di 2 miliardi di euro circa. «Il tesoro
», ha spiegato la delegazione del Mef in commissione, «nel momento in cui detiene una partecipazione di medio o lungo termine, non fa un calcolo mark to market». La Valutazione «prevede il recupero della redditività a partire dal 2019 e l’analisi fatta dai valutatori ha confermato come i prezzi sono considerati equi nel momento in cui è stato definito a 8,65 valore azione». Infine, il focusa sulla nuova governance. Il Tesoro non ha «riscontrato alcun elemento ostativo» per includere Paolo Salvadori, imputato in un procedimento giudiziario a Milano, nella lista per il collegio sindacale di Mps, di cui controlla il 68%», ha risposto La Via. Il Tesoro, ha spiegato ancora, ha compiuto un’analisi degli elementi caratterizzanti, il numero dei consiglieri in carica e il mix di competenze oltre alla descrizione delle caratteristiche professionali. Sullo specifico nome di Salvadori, il Mef ha «effettuato autonome valutazioni anche su base delle indicazioni» dell’autorità giudiziaria, di Bankitalia e Consob considerando «con attenzione» le ipotesi accusatorie. «Il quadro - ha spiegato La Via - ha indotto il ministero a proporre la candidatura» poiché «in ogni caso sulla base normativa esistente non esistono elementi ostativi alla candidatura».
Tutto questo però non è bastato per i parlamentari.
Di qui la richiesta di sospensione della seduta da parte del presidente Pier Ferdinando Casini, pronto alla riapertura dei lavori ad esprimere tutto «il disagio di una parte dei colleghi della Commissione, non affatto convinta dalle sue risposte». Non tanto «nel merito», ha aggiunto, ma nella reticenza». Insomma, «capiamo perfettamente che lei non è il ministro ma dg» ha aggiunto Casini , «un conto è la parte tecnica e un conto quella politica e noi sentiremo il ministro Padoan ma le spiego che un certo disagio in alcuni colleghi esiste». Duro il vicepresidente, Renato Brunetta, promotore dell’audizione. La delegazione del ministero dell’Economia «ha dimostrato totale inadeguatezza riguardo la vicenda sulla quale doveva rispondere. Mi sento in forte imbarazzo». Per il vicepresidente Mauto Marino (senatore del Pd) «non è stata un’audizione brillante, c’è stata un po’ di superficialità specie nei rapporti fra Dg Competition Europea, Fondo interbancario e Stato». In ogni caso, ha aggiunto, «tenderei a separare le valutazioni politiche da quelle tecniche», ha detto riferendosi alle parole dei suoi colleghi. Secco anche il senatore Andrea Augello (Idea): «un’audizione «disarmante».
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