Bufera su Emiliano e Decaro, il sindaco lo smentisce: «Ricorda male». Crippa (Lega): «Comune da sciogliere»

Bufera su Emiliano e Decaro, il sindaco: «Il governatore non ricorda bene. ecco che cosa accadde 20 anni fa» Crippa (Lega): «Comune da sciogliere»
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Domenica 24 Marzo 2024, 19:12 - Ultimo aggiornamento: 25 Marzo, 06:52

Il governatore della Puglia ha provato a spiegare, ma non è che abbia ottenuto i risultati sperati. Continua a forza 12 (uragano) la tempesta sulle parole di Michele Emiliano che ieri aveva detto di avere portato l'allora assessore Antonio Decaro a casa della sorella di un boss di Bari vecchia.

Il sindaco lo smentisce: «Emiliano non ricorda bene non sono mai andato in nessuna casa di nessuna sorella». E malgrado le precisazioni fatte già ieri dal governatore che dice che la sua frase è stata fraintesa, il centrodestra oggi va all'attacco chiedendo, con il vicesegretario federale della Lega Andrea Crippa, che «il Viminale proceda quanto prima con lo scioglimento del Comune. Dopo l'autodenuncia di Emiliano è impossibile e intollerabile continuare ad avere in carica un presidente di Regione e un sindaco del capoluogo che si affidano alla sorella di un boss per portare avanti l'attività sul territorio».

Gli fa eco il vicepresidente della commissione antimafia, il pugliese Mauro D'Attis (FI) che chiede che la commissione faccia approfondimenti sulle dichiarazioni di Emiliano e acquisisca tutti gli atti programmando anche «una serie di audizioni».

Mentre il ministro degli Affari regionali, Roberto Calderoli, pur ribadendo che per lui la norma sullo scioglimento dei comuni per infiltrazioni per mafia va cambiata, accosta la vicenda raccontata da Emiliano alla «trattativa Stato mafia» e dice: «La risposta per me è una sola, con la mafia non si tratta».

Com'è nato il caso

Il tutto nasce dalla manifestazione di piazza di ieri con migliaia di cittadini che hanno espresso solidarietà a Decaro dopo che il Viminale (sollecitato da parlamentari pugliesi del centrodestra) ha nominato una commissione per verificare eventuali infiltrazioni mafiose nel Comune.

Iniziativa seguita all'operazione antimafia con 130 arresti che ha svelato episodi di voto di scambio politico-mafioso per l'elezione di una consigliera di centrodestra, poi passata nel centrosinistra, e l'ingerenza del clan nella municipalizzata del trasporto urbano.

A 24 ore dalla frase di Emiliano, Decaro ricostruisce il contesto in cui si svolse la vicenda che risale a «quasi venti anni fa» quando l'attuale governatore era «un magistrato antimafia appena eletto sindaco, in un quartiere, come quello di Bari Vecchia, abituato da sempre al parcheggio selvaggio nella totale illegalità» e lui era assessore al Traffico.

«Emiliano non ricorda bene - dice Decaro - È certamente vero che lui mi diede tutto il suo sostegno, davanti alle proteste di buona parte del quartiere, quando iniziammo a chiudere Bari Vecchia alle auto, ma non sono mai andato in nessuna casa di nessuna sorella». «Dopo qualche diverbio con alcuni residenti - aggiunge - un giorno incontrammo alcuni ragazzi in piazza che cominciarono a inveire contro di me. Michele disse loro di lasciarmi in pace perché dovevo lavorare per i bambini del quartiere». «La signora in questione invece - conclude - la incontrai per strada, molto tempo dopo la chiusura al traffico, e ci litigai perché non si rassegnava all'installazione delle fioriere che impedivano il transito delle auto».

La commissione anti-mafia

«La commissione Antimafia ha il compito di contribuire alla lotta alle mafie e non può essere usata per motivi elettoralistici. Se la destra mina il corretto andamento di questo organismo si assume una grande responsabilità». Lo dice all'Adnkronos Walter Verini, capogruppo del Pd in commissione Antimafia, replicando alle nuove prese di posizione di esponenti del centrodestra sulle vicende del Comune di Bari, anche alla luce delle dichiarazioni di ieri del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.

«Mi sembra che abbia abbondantemente chiarito il senso delle sue parole, peraltro pronunciate con qualche inesattezza come precisato dallo stesso Decaro -afferma l'esponente Dem- e sentir parlare di trattativa Pd-mafia mi sembra che sia oltre ogni strumentalizzazione. L'impegno di Emiliano contro la mafia da magistrato prima, poi da sindaco e ora da presidente della Regione è fuori discussione. Conosciamo il suo carattere passionale, ieri parlava davanti a migliaia di persone, strette intorno al loro sindaco per ribadire che non si può giocare con il destino della loro città, di fronte a episodi oggettivamente gravi come gli arresti di oltre cento persone».

« Emiliano ha semplicemente ricordato in maniera colorita un episodio che lo vide protagonista, quando dopo operazioni contro la mafia condotte da magistrato volle appunto ribadire che l'aria era cambiata e che certi comportamenti non erano più tollerabili, a testimonianza di un impegno non smentibile contro la criminalità e il malaffare. Ora, se la destra vuole prendere spunto da una frase chiarita o acquisire documenti ripescando vicende archiviate, mi sembra la conferma di voler utilizzare la commissione Antimafia a fini propagandistici e se l'obiettivo è questo noi non ci stiamo».

«La commissione Antimafia -ribadisce il capogruppo del Pd- ha diversi compiti, a partire dalla necessità di indagare come gli ingenti capitali provenienti dal narcotraffico, dall'usura, dal gioco d'azzardo, possano finire nell'economia legale, nelle criptovalute, nei sistemi di sicurezza informatici, nel welfare illegale, negli appalti del Pnrr. Senza dimenticare le questioni legate ai rapporti tra stragismo, mafia, pezzi di politica ancora vivi e vitali e settori della galassia neofascista».

«E invece cosa fa la destra? Cerca di usare questo organismo come una clava per fini elettoralistici, scagliandosi contro il sindaco Decaro che vive sotto scorta, contro un'amministrazione che i vertici della Procura di Bari prima e pochi giorni fa don Luigi Ciotti hanno definito un presidio di legalità. È un tentativo iniziato quando il vicepresidente D'Attis, di Forza Italia, ha affermato che era necessario attenzionare il Comune di Bari, e poi insieme al viceministro Sisto ha chiesto al ministro Piantedosi di attivare la commissione d'accesso. Ecco, se l'obiettivo è usare la commissione Antimafia sommariamente contro gli avversari politici si tradiscono il suo ruolo e la sua funzione, se ne mina il corretto andamento e chi fa questo si assume una grande responsabilità, anche perchè non siamo disposti a tollerarlo».

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