Ilva, a Taranto scatta lo sciopero di 4 ore contro gli esuberi

La sede Ilva di Taranto
di Giusy Franzese
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Mercoledì 31 Maggio 2017, 17:05 - Ultimo aggiornamento: 1 Giugno, 12:27

La prima reazione è netta e inequivocabile: sciopero. Lo ha deciso il consiglio di fabbrica dello stabilimento Ilva di Taranto, in risposta ai piani di esuberi  illustrati ieri dal ministro Carlo Calenda ai sindacati nell’ambito delle offerte delle due cordate per l’acquisto del gruppo. A incrociare le braccia saranno i lavoratori del primo turno, per 4 ore, in concomitanza con il nuovo incontro a Roma al Ministero dello sviluppo Economico. È previsto inoltre un presidio sotto la portineria “Direzione” fino al termine della riunione al Mise. A valle del vertice romano «saranno programmate - spiegano in una nota congiunta Fim, Fiom, Uilm e Usb - le assemblee e decise ulteriori iniziative di mobilitazione».
Intanto anche a Roma i sindacati nazionali e di categoria si preparano al nuovo vertice ribadendo che con quei numeri - sono previsti esuberi tra i cinquemila e i seimila addetti - non ci sarà nessun accordo. «Se le condizioni rimangono queste la vedo difficile che i sindacati e i lavoratori possano accettare un’impostazione di questo tipo» dice il leader Uil, Carmelo Barbagallo. «Seimila esuberi sarebbero dirompenti in questa città, per il Sud e per tutto il resto del Paese» aggiunge la numero uno Cisl, Annamaria Furlan. E a sua volta Susanna Camusso, segretario generale Cgil, avverte: «Non pensino né gli acquirenti né i Commissari né il Governo di scaricare su di noi l’ennesima operazione di riduzione del personale».
Dal Mise intanto chiariscono: «Nessun lavoratore» dell’Ilva «sarà licenziato e/o lasciato privo di protezione. Tutti i lavoratori non assunti dall’ acquirente rimarranno in capo all’amministrazione straordinaria per la durata del programma e potranno essere impiegati nelle attività di decontaminazione eseguite dalla procedura». Si ricorda inoltre che nell’offerta presentata dalla cordata Aminvesto Italy capitanata da Arcelor Mittal c’è già una disponibilità ad aumentare il numero dei lavoratori impiegati a fronte di accordi con i sindacati su riorganizzazione e orario di lavoro. La cordata in questione è quella indicata come la migliore nella valutazione comparativa delle offerte fatta fare dai commissari straordinari, Piero Gnudi, Corrado Carrubba, Enrico Laghi. Il suo piano prevede esuberi iniziali di 4.800 unità per arrivare a 5.800 nel 2021.
L’aggiudicazione definitiva spetta comunque al ministro dello Sviluppo Economico. E l’altra cordata in gara, Acciaitalia (Cdp, Jindal, Arvedi, Delfin) non si da’ per vinta. Anche il suo piano prevede enormi sacrifici occupazionali. Soprattutto nei primi tre anni (6.400 esuberi). Il motivo, spiega, oggi una fonte vicina al dossier è dato dal fatto che il piano ambientale non consente nei primi anni di superare il livello produttivo di 6 milioni di tonnellate annue. Però, sottolinea la fonte «nel nostro piano fin da subito partirebbero i lavori per Dri, l’impianto elettrico che consente la decarbonizzazione, e per il ripristino di Afo 5. Tutti lavori che hanno un fabbisogno di manodopera nell’indotto di circa 2.000 persone. Al 2024 il nostro piano prevede 10.800 addetti ai quali si aggiungono circa 2000 persone dell’indotto che continuerebbero a lavorare nelle manutenzioni di DRI e Afo5».
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