Buoni pasto e auto aziendale valgono fino a 22.500 euro della retribuzione annua

Stipendi in crescita nel 2016 per l'effetto benefit
di Giusy Franzese
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Lunedì 29 Maggio 2017, 17:51 - Ultimo aggiornamento: 17 Ottobre, 17:54
Benefit e politiche di welfare aziendale portano in alto  il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti italiani. E anche in modo rilevante: +21% in un anno. In un momento in cui gli aumenti retributivi sono ancora molto prudenti in attesa di una ripresa più sostanziosa, secondo il 23esimo rapporto sulle retribuzione elaborato da Od&m Consulting, società di Gi Group, sono proprio i benefit in busta paga e gli accordi di welfare aziendale a “salvare” la pace sociale e anche il portafogli degli italiani. Una strada sempre più percorsa dalle imprese italiane, come dimostrano anche i rinnovi di contratti di categorie portanti del manifatturiero italiano, a partire da quello dei metalmeccanici e dei chimici.

L’indagine ha analizzato le buste paga di oltre 400.000 lavoratori del settore privato. Auto e cellulare aziendale, buoni pasto, sanità, previdenza e polizze integrative, costituiscono parti sempre più parti rilevanti e gradite della retribuzione di fatto del lavoratore: il “pacchetto” vale in media 22.500 euro l’anno per i dirigenti, 12.600 euro per i quadri, 5.650 euro per gli impiegati delle vendite.

In generale comunque - a fronte di un’inflazione quasi zero - tutte le categorie hanno registrato anche aumenti della parte fissa del salario. I maggiori incrementi in percentuale li hanno ottenuti la categoria mediana dei “quadri” che hanno raggiunto i 58.900 euro di retribuzione totale annua (rta) per un aumento medio di categoria del 3,1% sul 2015. Seguono gli impiegati con 30.913 euro per un crescita pari al 2,1%, i dirigenti i 127.897 euro (+1,9%), gli operai i 26.351 euro (+1,1%).

Il peso della retribuzione variabile su quella fissa resta abbastanza basso con valori che oscillano tra il 12,5% per i dirigenti e il 2,8% per gli operai, passando per il 7,1% dei quadri e il 3,1% degli impiegati.

«Oltre alla componente variabile -commenta Simonetta Cavasin, amministratore delegato di Od&m Consulting- stanno assumendo sempre più importanza i piani di welfare e i benefit che le aziende forniscono ai dipendenti e che diventano una vera e propria componente della retribuzione. È importante, quindi, che le aziende ragionino in ottica di total remuneration, non soffermandosi solo sulla componente monetaria della retribuzione, che rimane, comunque, importante come parte più consistente del compensation mix, ma considerando anche tutte quelle componenti non monetarie che finiscono per generare, anche se non direttamente, reddito».

UOMINI CONTRO DONNE
Un dato negativo: nel 2016 sono aumentate le differenze di genere, ovvero lo scostamento tra il livello retributivo di donne e uomini a parità di inquadramento. Differenze molto rilevanti soprattutto per gli impiegati (12,8%), mentre sono comprese fra il 9% e l’11% per le altre categorie. In soldoni la differenza tra le retribuzioni 2016 di uomini e donne è di 11.000 euro per i dirigenti, 5.500 euro per i quadri, 3.800 euro per gli impiegati, 2.650 euro per gli operai.
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