Annamaria La Civita: «Le donne si fanno largo nell’economia del mare»

L’industria navalmeccanica italiana oggi è guidata da Annamaria La Civita, proveniente dalla London Business School. «Il settore è in grande trasformazione ed è proiettato alla inclusività per ridurre il divario di genere»

Annamaria La Civita: «Le donne si fanno largo nell’economia del mare»
di Valentina Venturi
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Sabato 4 Novembre 2023, 07:47

È il direttore di Assonave da tre mesi e sa già navigare con il vento a favore tra le acque dell’industria navalmeccanica italiana. Laureata in Economia e Commercio all’Università dell’Aquila, con un Executive MBA alla London Business School e con esperienza in aziende del calibro di Fincantieri e British Telecom, Annamaria La Civita (50 anni), è oggi a capo dell’Associazione Nazionale dell’Industria Navalmeccanica, aderente a Confindustria. Un mondo avvezzo ad uno sguardo maschile, ma che sta cambiando. Lo dimostra il recente workshop “Empowering Women in the Blue Economy – Intelligence gathering and capacity boosting” organizzato presso Confitarma a Roma, nell’ambito del Festival della Diplomazia.


Blue economy e Empowering Women in che modo convivono?
«L’economia del mare e l’empowerment femminile sono concetti che camminano di pari passo. È attraverso una gestione inclusiva e socialmente sostenibile che le aziende del settore possono incrementare il loro valore aggiunto. La Blue Economy può rappresentare un terreno fertile per sviluppare progetti mirati ad incoraggiare la crescita professionale delle donne nell’industria, volti a favorire il networking e la condivisione di best practice tra cluster marittimi e altre industrie».


Il suo impegno professionale a favore delle donne come si esplicita?
«Tramite Assonave, in cui ricopro il ruolo di direttore da soli tre mesi, ed in linea con la sua missione di creare le condizioni per un’industria cantieristica italiana leader, sempre più competitiva, abbiamo l’opportunità di svolgere un ruolo attivo nel favorire una forza lavoro più diversificata nel settore. Possiamo farlo promuovendo networking e condivisione di pratiche virtuose, al fine di rendere le donne consapevoli di poter ricoprire determinati ruoli professionali a tutti i livelli, superando gli stereotipi di genere».


I termini “diversità” e “inclusione” cosa descrivono nel settore marittimo?
«Significa attingere ad un più vasto numero di talenti per stimolare l’innovazione, la sostenibilità e la competitività dell’industria».


In che modo negli ultimi anni l’industria navalmeccanica è stata testimone di trasformazioni in tema di diversity e inclusività?
«Se guardiamo al passato, le donne hanno già ricoperto un ruolo fondamentale nella cantieristica, quando durante la Seconda Guerra Mondiale fu necessario impiegare tutte le risorse disponibili a servizio dell’industria e a copertura di ruoli fino ad allora esclusivamente maschili. Tuttavia, dopo la guerra, quando gli uomini tornarono al lavoro, le donne furono costrette a lasciare l’industria: fu solo negli anni Settanta che ebbero di nuovo accesso al settore marittimo».


Nei decenni successivi cosa è cambiato?
«Da allora la navalmeccanica ha compiuto progressi significativi verso una maggiore diversità e inclusione delle donne.

Penso, ad esempio, ad una crescente partecipazione femminile ad un maggior numero di percorsi professionali all’interno dell’industria, in ambito sia di progettazione che operativo a bordo delle navi. Al tempo stesso anche le aziende danno impulso al processo di inclusione con misure che favoriscono l’equilibrio tra il lavoro e il privato».


Il percorso per superare il gender gap è ancora lungo?
«Nonostante i progressi degli ultimi anni, il settore marittimo resta un ambito in cui la crescita della rappresentanza femminile ha ampio spazio di miglioramento. Sono tuttavia numerose le iniziative virtuose di aziende leader del settore, che mirano alla riduzione del divario di genere». 


A cosa si riferisce?
«Penso, ad esempio, all’utilizzo dello smart-working e agli investimenti in asili nido aziendali che testimoniano una crescente attenzione di tutta l’industria nel promuovere un cambiamento culturale positivo».


Un più ampio accesso a percorsi di studio e carriere professionali in campo tecnologico e digitale possono estendere la partecipazione e l’empowerment femminile?
«Direi proprio di sì. Per rompere il famoso “tetto di cristallo” e sostenere azioni a supporto dell’empowerment femminile diventa fondamentale promuovere la diversità da subito».


Ha mai trovato difficoltà in ambito professionale in quanto donna?
«Fortunatamente no. Credo che tutti i percorsi professionali presentino delle difficoltà, a prescindere dal genere».


Il mondo dell’Industria Navalmeccanica è inclusivo?
«Anche in questo settore sono ancora molte le sfide da superare. È fondamentale offrire supporto alle donne che desiderino perseguire una carriera nella navalmeccanica e nelle attività legate al mare».


Che consiglio darebbe a chi volesse avvicinarsi al mondo della navalmeccanica?
«Investire in formazione continua e programmi di mentorship. Non smettere mai di studiare e sviluppare le competenze richieste dall’industria. Le skill non hanno un genere e investire sulle proprie capacità e passioni significa investire con lungimiranza nel proprio futuro professionale, a dispetto dei luoghi comuni. Il tutto accompagnato da un giusto mix di determinazione, coraggio per qualche decisione azzardata e capacità di adattarsi ad esperienze diverse, fonte di arricchimento del proprio bagaglio personale e professionale».
 

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