Lara Arias, la maga del green che ospiterà la Ryder Cup. «Un colpo ai pregiudizi. Sarò al settimo mese di gravidanza»

Lara Arias, la maga del green che ospiterà la Ryder Cup. «Un colpo ai pregiudizi. Sarò al settimo mese di gravidanza»
di Giacomo Rossetti
4 Minuti di Lettura
Sabato 12 Agosto 2023, 15:32

Non si diventa sovrintendente del campo che ospiterà la Ryder Cup, il torneo golfistico più importante al mondo, per caso. Lara Arias, la maga del green, colei che deve garantire la perfezione del tappeto erboso del Marco Simone Golf & Country Club di Guidonia Montecelio, è una 33enne spagnola sorridente non solo perché incinta di una bambina. Laureata in Ingegneria forestale nel proprio Paese, Lara aveva nel proprio destino lo storico appuntamento (29 settembre-1 ottobre) alle porte di Roma, visto che possiede un cagnolino di nome Ryder.

La domanda è scontata ma necessaria: come ha fatto per arrivare fino a qui?

«Dopo la laurea ho fatto un corso sul tappeto erboso, prima a Malaga e poi negli Stati Uniti. Nel 2016, grazie all'Ohio State Program, ho vissuto 6 mesi in Virginia, poi 6 in Arizona e infine altri 6 in North Carolina. Questo mi ha permesso di studiare da vicino diversi campi di golf in un Paese dove questo sport è popolarissimo. Tornata in Europa, ho lavorato nella costruzione di campi tra Spagna e Francia, oltre che in un vivaio e in un campo da golf».

Tutta questa esperienza le è servita per arrivare pronta a Roma.

«Esatto, nel 2020 col mio fidanzato Alejandro Reyes (che gira il mondo come consulente per i campi di golf, ndr) siamo arrivati al Marco Simone. I lavori di costruzione erano appena iniziati: posso dire di aver visto crescere ogni singolo filo d'erba. Terminati i lavori di drenaggio e irrigazione, è arrivato il mio momento, quella della semina. Partiti da zero, in tre anni abbiamo ospitato l'Open d'Italia tre volte, e il prossimo mese arriva la Ryder Cup: conosco questo campo come il palmo della mia mano, per me è il più bello al mondo».

Lei gioca a golf?

«Sì, ma non sui campi su cui lavoro, perché dopo 8-10 ore spese a curare il manto erboso, quando arriva il momento di giocarci non me la godo, perché mi focalizzo su tutti i presunti difetti del campo: un bunker non rastrellato a dovere, un'area da irrigare ulteriormente Il mio campo preferito su cui divertirmi è Quail Hollow in North Carolina, e Le Golf National fuori Parigi, dove si è disputata la Ryder Cup 2018».

Ha mai trovato difficoltà in questo lavoro in quanto donna?

«Sì. Anche se con i soci del Marco Simone mi sono sempre trovata benissimo e hanno sempre riconosciuto il mio lavoro, è capitato che degli amatori, vedendomi per la prima volta, magari a lavorare sul trattore, mi scambiassero per una giardiniera, perché davano per scontato che una donna non potesse ricoprire il ruolo di sovrintendente».

Il golf è un mondo maschilista? Oppure semplicemente conservatore?

«Entrambe le cose, ma sta migliorando, lo vedo anno dopo anno. Mi ricordo che fino al 2012, all'Augusta National Golf Club negli Stati Uniti, le donne non erano ammesse come socie. Questo tipo di mentalità si può cambiare dando l'esempio. Quando un giocatore scettico vede con i suoi occhi che una donna è capace quanto un uomo, si convince. Io sarò incinta al settimo mese quando si giocherà la Ryder: spero di dare un'immagine ancora più bella».

Le capita che i giocatori le facciano i complimenti per il campo?

«Spesso! Mi piace parlare con i golfisti pro': chiedo loro informazioni, ci confrontiamo. Ho un ottimo rapporto con Rafa Cabrera e gli italiani Renato Paratore e Filippo Celli, che vengono qui spesso. Per chi cura la manutenzione, i riscontri dati dai giocatori sono fondamentali».

Cosa serve per diventare una professionista come lei?

«Iniziare da zero come giardiniere per capire bene il lavoro sul campo, e fare esperienze all'estero. Io vengo da Zamora, una piccola cittadina agricola dove non ci sono campi da golf. Mio padre lavorava alle poste e mia madre confezionava vestiti. A indirizzarmi al golf è stato il mio amico Mario Chousa, un giocatore pro' che all'università mi chiese: "Conosci il green keeping?". Non ne sapevo nulla, da lì mi sono informata e mi è cambiata la vita. Mario sarà mio ospite durante la Ryder!».

Quale sarà secondo lei l'impatto della Ryder sull'Italia e su Roma?

«Parliamo di qualcosa di grandissimo. Io mi occupo di manutenzione del campo, che dovrebbe essere l'aspetto più importante in questo sport, ma nella Ryder ciò che conta di più è tutto il contorno. La competizione porterà 45mila persone dentro al campo nello stesso momento, e le infrastrutture in costruzione rimarranno anche dopo la Ryder, come la strada "raddoppiata" di Via Marco Simone».

Le chiedo una previsione: chi vincerà la Ryder?

«Speriamo l'Europa, dopo tutto il lavoro che abbiamo fatto per mettere i giocatori del Vecchio Continente nelle condizioni migliori, sarebbe il finale perfetto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA