Roma, al Pantheon arriva il ticket: l'ingresso sarà a pagamento

Roma, al Pantheon arriva il ticket: l'ingresso sarà a pagamento
di Simone Canettieri
4 Minuti di Lettura
Giovedì 12 Gennaio 2017, 09:32 - Ultimo aggiornamento: 16 Gennaio, 22:23
Di sicuro anche Marie-Henri Beyle, meglio conosciuto come Stendhal, avrebbe pagato più di qualche moneta pur di entrarci. Visto che nelle sue Passeggiate romane fu abbastanza netto: «Il più bel resto dell'antichità romana è senza dubbio il Pantheon. Questo tempio ha così poco sofferto, che ci appare come dovettero vederlo alla loro epoca i Romani». E tra poco il monumento più frequentato d'Italia (7,4 milioni di visitatori, mezzo milione in più rispetto all'anno precedente) sarà a pagamento. Il biglietto? Molto pop, e quindi alla portata di tutti: 3 euro, trapela dal ministero dei Beni culturali. Che proprio ieri con il titolare Dario Franceschini ha confermato la notizia: il «santuario di tutti gli dei», che ospita anche le tombe dei re d'Italia (Vittorio Emanuele II e suo figlio Umberto I), avrà un ticket per l'accesso. «Magari anche basso», ha detto appunto Franceschini. Il quale alla domanda «da quando?» ha risposto così: «Entro la fine della legislatura».

GLI UFFICI
Il progetto era nell'aria da tempo. Ma prima gli uffici del Mibact hanno dovuto sbrigare una serie di faccende burocratiche e in un certo senso anche diplomatiche non di poco conto. Il monumento è un luogo di culto e ospita messe e cerimonie, ma, ha aggiunto il ministro, «siamo a buon punto con i rapporti con la Chiesa». È infatti importante «far convivere la visita dei turisti a pagamento con le celebrazioni per i fedeli» e del resto in Italia ci sono già delle esperienze questo senso.
Adesso ci sarà da capire dove posizionare la biglietteria, che non potrà essere all'interno, e quindi per forza fuori, magari a pochi passi dal celebre pronao dove venne girata la scena di Umberto D in cui l'anziano professore tende la mano per l'elemosina.
Si valorizza - e attenzione non monetizza - una delle cartoline predilette dell'Urbe ma anche da qualche tempo una foto cult da postare sui social network. Insomma, una nuova vita per il vecchio Pantheon. Le risorse derivanti dalla bigliettazione potranno servire, ha auspicato il ministro, «per interventi sulla struttura stessa» e potranno confluire «nel fondo di solidarietà, come fanno il Colosseo e tutti gli altri musei versandovi il 20% degli incassi». Così la bellezza perpetuerà se stessa.
Così si valorizzerà, ed è questo l'augurio di tutti gli addetti ai lavori e non, un'area che vive di giorno di luce propria ma che di notte è ancora terra di scorribande. Solo per inciso: l'elefantino del Bernini sfregiato a una zanna in piazza della Minerva un paio di mesi fa si trova proprio qui dietro. Di giorno, tra centurioni rumeni che provano a dribblare l'ordinanza che ne vieta la presenza e ambulanti che lanciano palle appiccicose in aria c'è ben altro biglietto di benvenuto qui in piazza della Rotonda.
LA POLEMICA
E quindi morale della storia: ben vengano i biglietti veri, per ossigenare il petrolio italiano, e magari per gestire ancora meglio uno dei quadranti, anticamente era il rione Pigna, che tanto ha bisogno di cure affettuose.
Appena ieri è partito l'annuncio, subito a seguire è arrivata la solita richiesta/polemica un bel po' arcitaliana: i romani siano esenti dal pedaggio. Un campanilismo impossibile e anacronistico. E non solo dal punto di vista etico, ma anche da quello delle normative perché le regole dell'Unione Europea in materia vietano la difformità di trattamento tra i vari Paesi in materia di fruizione dei monumenti. Figuriamoci tra chi è di Roma e chi invece abita a Viterbo o a Pesaro. E poi, basta prendere un aereo, fare un giro in un'altra Capitale a caso per accorgersi come qualsiasi cosa minimamente «bella» sia accompagnata dallo sportello e dalle file. Sicché nessun dramma, no?

I PERSONAGGI
Così - con il Pantheon a pagamento - ci sarà un balzo di modernità per un simbolo secolare. Come se una nuova luce entrasse dal loculo che si apre sulla cupola titanica del tempio eretto sotto Augusto, dal genero Agrippa, poi ricostruito da Adriano nella prima metà del II sec. d.C. Ed è proprio qui dentro, tra le pareti di questo «teatro solare» che da studi e leggenda si illumina all'ingresso tutti i 21 aprile a mezzogiorno, che convivono da sempre e, ancora di più dal 900, storie e vite del Paese. Non solo per i mantelli blu tempestati da nodi sabaudi delle Guardie d'Onore che vegliano sulle salme dei due Savoia che qui sono sepolti con imperituro orgoglio.
Ma anche, per esempio, per Raffaello «che qui giace: da lui, quando visse, la natura temette d'essere vinta, ora che egli è morto, teme di morire», fece scrivere per l'occasione Pietro Bembo. Con due colombe di bronzo che vigilano sulla tomba di Sanzio quasi intente a baciarsi. Tra le suggestioni della Storia, e gli annunci del ministro dei Beni Culturali rimane solo un ultimo dubbio. Quell'«entro la legislatura» come termine per far scattare l'operazione. Questione di pochi mesi o almeno di un anno?