"Il Sud puzza", la Terra dei fuochi raccontata da Pino Aprile

"Il Sud puzza", la Terra dei fuochi raccontata da Pino Aprile
di Carmine Castoro
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Mercoledì 11 Dicembre 2013, 18:38 - Ultimo aggiornamento: 16 Dicembre, 17:34
“Il Sud puzza” pu sembrare l’ennesima aggressione verbale da parte di politici secessionisti o di sferzanti antimeridionalisti che vedono, come sempre, come retorica detta, nel Sud il luogo “maledetto” dell’assistenzialismo, della corruzione, della malavita organizzata. E invece no.

Il Sud puzza anche per chi vi abita. E la “puzza” è quella dei rifiuti tossici incubati nella “terra dei fuochi”, dei fumi venefici nell’hinterland tarantino dell’Ilva, la puzza dei mari inquinati, e, perché no, quella delle muffe e dell’incuria cui sono tristemente destinati i reperti del patrimonio artistico e archeologico che tutto il mondo ci invidia, Pompei docet.



Insomma, sembra dirci l’autore, il cattivo odore della malagestione, dell’abbandono e della perniciosità ambientale sembra aver raggiunto anche le narici e la consapevolezza di intere popolazioni che non ne possono più di vivere in una perenne serie B, e che pertanto provano con iniziative di grande interesse civico e antropologico, reticolari e nonviolente, a instaurare quella che qualcuno ha già battezzato come una sorta di “pedagogia della resistenza”. Il libro di Pino Aprile è la storia di un risveglio, anzi di molti risvegli. Di occhi che si sono aperti su realtà inaccettabili, di persone che hanno potuto guardarsi le une con le altre, che si sono riconosciute e hanno deciso di fondersi in comunità.



È la storia di una decisione che ne ha portate con sé molte altre, e che si riassume in un grido di protesta: “non vogliamo sopportare più”. E sono molte le cose che non vogliono sopportare più, il ricatto “o salute o lavoro” che per decenni ha avvelenato Taranto, i veleni della “monnezza” proveniente da molte zone d’Italia e accumulata in Campania, veleni che si infiltrano nella terra, che uccidono il cibo e le persone, ma che arricchiscono la camorra e tutti quelli che fanno affari con la criminalità organizzata, il pizzo che bisogna pagare ai soliti noti per riuscire a lavorare. In un’indagine appassionata Pino Aprile ci apre una finestra su un Sud al di fuori dei luoghi comuni, su persone che agiscono, si spendono, rischiano, indifferenti al pericolo, al ricatto, alle minacce.



Come Lella Ottaviano, commerciante, la prima che ha avuto il coraggio di denunciare i camorristi che esigevano il pizzo e che ha reso Ercolano una città libera, e don Maurizio Patriciello, diventato una guida per le associazioni che vogliono liberare la piana del Volturno dai veleni che l’hanno trasformata in un inferno, e Giuseppe Di Bello, tenente della Polizia provinciale in Lucania, la cui vita viene demolita per aver osato denunciare l’inquinamento di un lago, causato da infiltrazioni di petrolio.



Pino Aprile è stato vicedirettore di Oggi e direttore di Gente, ha lavorato in televisione con Sergio Zavoli nell'inchiesta a puntate Viaggio nel sud e a Tv7, settimanale di approfondimento del TG1. È autore di libri tradotti in più lingue come Elogio dell'errore, Elogio dell'imbecille e Terroni.



(Pino Aprile “Il Sud puzza” Piemme, pag. 406, euro 18,50)

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