"Bambini e altri animali", Giosué Calaciura racconta le "storie tristi" di ragazzini

"Bambini e altri animali", Giosué Calaciura racconta le "storie tristi" di ragazzini
di Carmine Castoro
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Lunedì 27 Gennaio 2014, 16:50 - Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 14:15
“Perch ho affrontato il tema dei bambini in questa raccolta di racconti? Perch i bambini come gli animali sono gli anelli pi importanti di un catena del profitto capitalistico che, con la complicit dei media, sta divorando oggigiorno soprattutto l’universo infantile”.

Duro l’attacco di Giosuè Calaciura nella nostra videointervista. Ma come dargli torto. Il grande Moloch di un sistema globale basato sullo sfruttamento e l’empietà, la disgrazia spettacolarizzata e il lutto seriale di tante giovani vite, non teme più quello che un tempo si chiamava l’eterogeneo: nessuna forza sembra opporglisi, nessuna innocenza, nessun sogno sembra contrastare le sue energie nocive, tutto è omogeneizzato e inventariato in una bassa cronaca cariata e morbosa, in una legge del plusvalore che, come giustamente profetizza lo scrittore siciliano, si applica anche (e forse soprattutto) al mondo un tempo inviolato delle emozioni e delle memorie.



E allora meglio raccontarle in altra maniera queste “fiabe tristi” di bambini, come lo stesso Calaciura le definisce, microcosmi che incarnano il Regime e l’Altro, la violenza senza ritegno e la dignità che, pur ferita, non si lascia mai domare del tutto. Meglio raccontarle con la forza divinatrice della letteratura, dell’osservazione poetante che ridà una fede tutta carnale e terrestre a corpi e cuori che la sozzura della vita messa a profitto sembra coartare senza riscatto.



Sono racconti di ragazzi di miniera che diventano un’armata di zombie in fuga per campagne e paesi, a seminare il panico nelle contrade, “divorando ogni forma animale, inseguendo le galline ruspanti e tutti i bipedi da cortile, attaccando alle spalle i maiali e i muli, mordendo al collo i cani increduli, risparmiando solo i gatti”. Oppure vicende di desideri e sciagure: quella di un soldato che intravede in caserma una ragazza bella “come la giovinezza sfregiata a piccoli morsi dai tarli della vita… pallida a causa del colore opalino del cielo”, e la va a trovare a casa, “giocando al dottore come non aveva mai fatto”, sino a sfidare il destino. O quella di un ragazzino che ha perso il padre e lavora nel bar dello zio, dove incontra uno strano bambino più piccolo di lui, Nunzio, che “nonostante il calore di giugno portava un berretto di lana verde, non se lo levava mai, aveva le sopracciglia gonfie e senza peli”. In una lingua onirica, capace di far baluginare il miraggio di una favola e fondere barocco e modernismo, astrazione e brutalità, i racconti di Calaciura narrano una realtà insieme dolce e durissima, ingenua e depravata, che solo può sciogliersi e decantare nell’ardente delirio della fantasia e dell’invenzione.



Giosuè Calaciura è nato a Palermo nel 1960. Giornalista, collabora con Rai Radio3, scrive per quotidiani e riviste. I suoi racconti sono apparsi in diverse raccolte, tra queste Disertori (Einaudi, 2001), curata da Giovanna De Angelis, e Luna nuova. Nuovi scrittori dal Sud (Argo, 1997), a cura di Goffredo Fofi. Tradotto all’estero, ha pubblicato i romanzi: Malacarne (1998), Sgobbo, Premio Selezione Campiello (2002), La figlia perduta. La favola dello slum (2005), Urbi et Orbi (2006).



(Giosuè Calaciura “Bambini e altri animali” - Sellerio, pag. 124, euro 14)
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