“Ricordi autobiografici” , la battaglia di Baldassarre Labanca contro la casta

“Ricordi autobiografici” , la battaglia di Baldassarre Labanca contro la casta
di Carmine Castoro
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Domenica 22 Dicembre 2013, 23:27 - Ultimo aggiornamento: 23:33
“In un governo provvido ed onesto non v’ha da essere una casta, per cos dire di privilegiati ed una grande schiera di sacrificati;

poiché a tale stregua l’uguaglianza innanzi alla legge diventa una parola vana, il progresso delle varie parti della cosa pubblica un vuoto desiderio, tutti gli ordinamenti e riordinamenti, anche ben ideati, fallenti allo scopo” (Baldassarre Labanca, Dopo il suo secondo concorso).



Sembrano parole scritte oggi è invece hanno più di un secolo. Le scrisse l’agnonese Baldassarre Labanca (1829-1913) primo professore di Storia del Cristianesimo dell’Università di Roma, città nella quale lavorò gli ultimi trent’anni della propria vita. Dopo avere studiato a Napoli, allievo di De Santis e dei migliori intellettuali dell’epoca, nel sanguinoso periodo del 1848, dopo aver conosciuto le galere borboniche di “Re Bomba” ed essere divenuto prete, Labanca insegnò nei seminari di Diano, Altamura, Conversano. Egli fu quasi l’unico italiano a mantenere relazioni con gli studiosi europei di temi storico religiosi e fu grazie a lui che l’Italia rimase aggiornata e la disciplina di storia del cristianesimo non scomparì del tutto, come invece sta accadendo oggi. Ma si deve al filosofo Giovanni Gentile una critica corrosiva e violenta che pose le basi della cancellazione di Labanca nella cultura italiana del ’900.



A quella cancellazione risponde ora la pubblicazione in edizione critica di alcuni scritti di Labanca dai Ricordi autobiografici a Il mio testamento curati per le edizioni Il Pozzo di Giacobbe (Trapani) da Sylwia Proniewicz e Sergio Tanzarella. Si tratta di un primo prezioso contributo in vista dell’imminente centenario della morte che il Centro Studi Alto Molise, diretto da Francesco Paolo Tanzj, e il comune di Agnone si apprestano a celebrare a dicembre. Nei Ricordi autobiografici emerge la battaglia solitaria di un intellettuale meridionale stretto nella morsa delle vessazioni scolastiche e delle clientele universitarie. Mentre nei suoi pensieri pubblicati, sotto il titolo Il mio testamento, sono raccolti 497 aforismi scritti nell’arco di una lunga vita di insegnamento e di studio. Grazie ad essi emerge non solo la personalità di Labanca, ma il contesto dei primi decenni dell’Italia unita, la posizione dell’intellettuale, la questione industriale, il ruolo della donna, le contraddizioni di una politica nazionale che appare inadeguata a fronteggiare le esigenze e le crisi di una società in trasformazione. Scriverà dei politici dell’epoca, con parole indovinate: “Il governo degl’imbecilli è peggiore di quello dei birbanti, essendo spesso gl’imbecilli consigliati dai birbanti, che li adulano a loro interesse, e che osano di fare per mezzo di essi quello che non farebbero in un governo loro proprio” (Il mio testamento). Parole anche in questo caso, seppure scritte per allora, che sembrano comprendere i disastri politici del secolo che seguì.



Sylwia Proniewicz, intervistata nel video, è docente presso la Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale.



Sylwia Proniewicz – Sergio Tanzarella “Ricordi autobiografici” (Il Pozzo di Giacobbe, pag. 204, euro 20)
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