"Governare gli italiani", Cassese racconta la "ruggine" della pubblica amministrazione

"Governare gli italiani", Cassese racconta la "ruggine" della pubblica amministrazione
di Carmine Castoro
3 Minuti di Lettura
Martedì 27 Maggio 2014, 10:04 - Ultimo aggiornamento: 17:15
“E’ difficile governare gli italiani. L’Italia? Un paese che ha la febbre”. Parola di Sabino Cassese, insigne costituzionalista e docente italiano che, nella prestigiosa cornice della Biblioteca della Link Campus University di Roma, ha presentato il suo nuovo libro, fresco di stampa per i tipi della Mulino, “Governare gli italiani”.







Un titolo che sa di toni forti, che adombra un’urgenza, un imperativo categorico, una sorta di emergenza etica e istituzionale per cercare di arginare il caos politico che attanaglia la nostra democrazia. Una democrazia che – si affretta a chiarire Cassese nella videointervista – non soffre di particolari deficit, ma di una sorta di ruggine nella pubblica amministrazione e nel rapporto fra cittadino e Stato sì, per motivi storici e per motivi più recenti, legati alla difficoltà di sopravvivenza dei governi, alle incertezze dei meccanismi elettorali, ma anche ad una sorta di “anima” sbiadita, quella che dovrebbe ricomporre una intera popolazione in un unico concetto di nazione, in un’unità vivente dove si condividono anche valori, bandiere, griglie morali, emozioni collettive, la cui incandescenza ha forse toccato il suo acme nel primo e nel secondo Dopoguerra, quando davvero serviva rilanciare un patto e un’economia. Ma che oggi langue in modo sensibile, dandoci l’idea, rilanciata ogni giorno dai massmedia, di abitare una terra di nessuno in preda alla corruzione, agli impedimenti, a ferite sociali vissute come sciaguratamente irrimarginabili.



Insomma, siamo tutti scontenti dello Stato italiano. Governi e opinioni pubbliche delle altre nazioni europee, stupiti dalla mancanza di solidità e compattezza delle istituzioni e dalla loro difficoltà a governarci. I governanti nazionali, le cui politiche rimangono parzialmente inattuate. I governati, che lamentano costi e inefficienze dei poteri pubblici. I burocrati, frustrati e impotenti, per di più accusati del malfunzionamento dell’amministrazione. L’alta dirigenza, identificata come una casta. Le ragioni di questa situazione sono state ampiamente ricercate dagli storici. Mancava però una ricostruzione dall’interno della macchina statale italiana e un esame degli eventi esterni che ne hanno condizionato lo sviluppo nel secolo e mezzo di storia unitaria.



La ricetta per uscire da questa impasse per Cassese? Rilanciare fortemente la vita aggregativa, il dibattito pubblico, il livello di apertura dello stesso dibattito, un maggiore contributo eticamente orientato dell’informazione e dell’educazione: tutti “metodi classici di formazione dell’opinione pubblica”, sottolinea Cassese, che implicano però non svolte magistrali e clamorose, bensì un lavoro “minuto” e di cesello protratto nel tempo. Una sorta di artigianato istituzionale, potremmo dire, che cuce addosso agli individui la fibra dorata del rispetto, della correttezza, della libertà.



Sabino Cassese è professore emerito nella Scuola Normale Superiore e giudice della Corte costituzionale. Tra i suoi libri con il Mulino: “Lo Stato fascista” (2010), “L’Italia: una società senza Stato?” (2011), “Lo Stato e il suo diritto” (con P. Schiera e A. von Bogdandy, 2013) e “Chi governa il mondo?” (2013).



(Sabino Cassese “Governare gli italiani” - Il Mulino, pag. 408, euro 28)
© RIPRODUZIONE RISERVATA