Eppure, anche nel reticolare e in perenne fibrillazione mondo degli iper-media, resta traccia di questo canone dell’oscenità fisica, solo apparentemente superato.
Carmine Castoro, filosofo della comunicazione, giornalista professionista, autore televisivo (per RaiNotte e canali Sky) e apprezzato saggista già da molti anni, con una scrittura densa e uno studio approfondito, nel suo libro "Filosofia dell’Osceno televisivo – Pratiche dell’odio contro la tv del Nulla", passa dunque dal mito della caverna di Platone all’”orrore” dei reality show, da metafore cinematografiche ineludibili come Truman Show e Matrix a pezzi fondamentali della storia del pensiero occidentale. Dalla pittura, alla letteratura, a testi di brani musicali o alle nuove guru televisive super adorate come Maria De Filippi, per scandagliare l’Osceno riconducibile a 4 etimologie.
E' proprio grazie ad un’imponente opera di oblìo della nostra cifra esistenziale più autentica, della nostra radice esperienziale e fenomenologica, che si è potuto innescare e ingigantire, negli ultimi decenni, quel regime dell’Indistinto, dell’Indifferenziato, dell’equidistanza fra realtà e simulazione, vero e falso, fatto vissuto e “macchina” dell’apparire che è oggi la natura più preoccupante e devastante del sistema dei media e dell’Osceno come categoria estetica che lo rappresenta.
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