Civitavecchia, bar al tracollo e il futuro è un'incognita

La veranda del bar Italia di corso Centocelle tristemente vuota (Foto Luciano Giobbi)
di Pierluigi Cascianelli
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Lunedì 20 Aprile 2020, 15:16
Incertezza su come e quando riaprire, crollo dei fatturati, ma anche tanta voglia di ricominciare. Stati d'animo contrastanti e umore che viaggia sulle montagne russe per i commercianti locali, alle prese con una crisi senza precedenti causata dall'emergenza Coronavirus. In tempo di pandemia si vive alla giornata, così diventa quasi impossibile intravedere quello che accadrà nel prossimo futuro. Anche se fonti autorevoli a livello nazionale indicano quella del 4 marzo come possibile data chiave per ritirare su le serrande delle aziende. Già, ma quali? Anche i bar per esempio? Se lo chiedono i diretti interessati, che raccontano come stanno vivendo questi momenti difficili, caratterizzati dall'ansia di non poter tornare più a fare i numeri di prima o addirittura di chiudere i battenti.
LA CONTA DEI DANNI
«C'è grande preoccupazione, non ci nascondiamo afferma Daniele Di Marco del Caffè del Corso la situazione è estremamente critica perché abbiamo saltato il momento forte della stagione, aprile-maggio, quello dove sbarca in porto il maggior numero di turisti e dove si concentrano le principali feste della città. Quei guadagni inevitabilmente non li faremo più. Ripartire? Non vediamo l'ora, speriamo il prima possibile, altrimenti diventa dura programmare. Ovviamente con tutta la prudenza possibile e rispettando le norme di sicurezza sulle distanze e anche sugli strumenti da fornire ai clienti». Locali del centro città in grande affanno, ma anche quelli dei quartieri periferici non scherzano. Anzi, forse pagheranno uno scotto più pesante. «Ho dovuto mettere in cassa integrazione tre lavoratrici racconta Marco Tossio, titolare dell'unico bar presente a San Liborio inoltre quando riaprirò non credo di poterle richiamare. Almeno da subito, forse farò una turnazione a tempo determinato. Ma avrei tante domande da porre ai nostri governanti. Ad esempio, chi pagherà il plexiglas e il gel da istallare dentro ai locali? Come faremo a garantire sempre il distanziamento, soprattutto negli orari mattutini, quando la gente viene a fare colazione? Perché non è stato previsto anche un sostegno a fondo perduto, anche in minima parte, come avviene negli altri Paesi d'Europa? Io per esempio sconsiglio a tutti di prendere il prestito. Fra l'altro per ottenerlo devi fare i salti mortali. E' complicatissimo accedervi».
NON CI SONO I SOSTEGNI
Da Zucchero ci si augura di tornare a lavoro molto presto: «Almeno facendo produzione al 100% - racconta Gabriele, il titolare del locale -. Riaprire l'attività significa anche riattivare i collegamenti con i fornitori, un altro mondo che, complice il Coronavirus, è in ginocchio e rischia di saltare per aria». In questo periodo nero, caratterizzato da una quarantena forzata, tutti, chi più chi meno, hanno optato per le consegne a domicilio. Anche il Bar Pasticceria Danilo, altro esercizio commerciale molto popolare a Civitavecchia. Un servizio che inizia proprio a partire oggi. «Prima non ce la siamo sentita racconta il proprietario Manlio De Rosa la situazione era troppo critica e non si poteva lavorare in sicurezza». Ora però quello che preoccupa di più è il domani: «Siamo fermi da un mese e mezzo ma le bollette continuano a correre. Ho appena pagato 1500 euro di luce, solo per dirne una, senza dimenticare l'affitto. Ho quattro dipendenti, ma quando riaprirò purtroppo dovrò fare dei tagli. Primo perché non avrò i soldi e poi perché il lavoro inevitabilmente calerà e non mi serviranno più. Il Governo avrebbe dovuto congelare tutto, in attesa delle riaperture. Con l'aria che tira, molti esercenti purtroppo non ce la faranno a riaprire».
 
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