Corri Italia, corri
di Luca Cifoni

Una legge elettorale è per sempre. O almeno dovrebbe provarci

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Lunedì 26 Gennaio 2015, 12:51
Ci avviciniamo all'approvazione definitiva del cosiddetto Italicum, la nuova legge elettorale per la Camera dei Deputati (i senatori come è noto non saranno più scelti dagli italiani). In questi mesi la discussione sul suo contenuto si è intrecciata così strettamente con lo scontro politico generale, tra i partiti e all'interno degli stessi, da rendere complicata qualsiasi valutazione obiettiva. Molte delle argomentazioni usate sia a favore che contro appaiono fuori fuoco o propagandistiche. Ad esempio quella secondo cui il nuovo sistema garantisce finalmente le certezza del risultato, definendo chiaramente chi governerà: ma questo sarebbe avvenuto a maggior ragione con il precedente Porcellum, una volta tolto di mezzo il Senato e il suo voto su base regionale. Ora che il traguardo è vicino, qualcuno fa osservare che comunque il testo risulta migliorato rispetto a quello che era stato approvato in prima lettura alla Camera. Altri suggeriscono ulteriori correzioni (sono interessanti ad esempio quelle contenute qui). Sicuramente è vero, come viene ripetuto, che la legge elettorale perfetta non esiste. Ma non sembra molto presente nel dibattito la consapevolezza che una legge elettorale è uno strumento fondamentale pèr la vita democratica dei decenni successivi, in un orizzonte che va molto al di là degli equilibri politici del momento, o delle convenienze immediate. I meccanismi di voto si possono cambiare, in linea di massima con legge ordinaria: farlo non è certo uno scandalo. In Italia nel dopoguerra abbiamo avuto 45 anni di sistema proporzionale puro, poi le regole sono cambiate all'incirca ogni dieci anni. Per fare qualche confronto, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti i sistemi elettorali tuttora vigenti hanno radici secolari, mentre in Germania la legge è rimasta la stessa dagli anni Cinquanta (sebbene in epoca recente siano tornati in discussione alcuni aspetti). Sarebbe un buon risultato non ritrovarci tra una decina di anni a discutere ancora di liste bloccate e di premi di maggioranza.
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