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di Luca Cifoni

Se la Lim fa paura, a scuola meglio il tablet dello studente?

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Venerdì 10 Ottobre 2014, 20:07
Il percorso dell'innovazione tecnologica non è lineare, come del resto non lo è nemmeno quello dell'evoluzione biologica. Niente di strano quindi che ci siano bivi, diramazioni ed anche inversioni di marcia. Si può restare sorpresi però vedendo mettere in discussione quelle poche cose realizzate in un settore chiave come la scuola. Accade con il piano "La buona scuola" recentemente presentato dal governo, che contiene vari spunti interessanti anche al di là dei temi che sono stati più al centro dell'attenzione.

A pagina 74 del rapporto si sostiene che "abbiamo investito in tecnologie troppo 'pesanti', come le lavagne interattive multimediali (le famose Lim), che hanno da una parte ipotecato l’uso delle nostre risorse per innovare la didattica, dall’altra parzialmente 'ingombrato' le nostre classi, spaventando alcuni docenti". Viene suggerita una tecnologia "leggera e flessibile": questo approccio potrebbe compendere anche il modello BYOD ("Bring your own device")  per cui "la didattica viene fatta sui dispositivi di proprietà degli studenti, e le istituzioni intervengono solo per fornirle a chi non se lo può permettere".

Probabilmente alcune di queste osservazioni hanno qualche fondamento (e lo ha certamente poche righe più avanti l'indicazione prioritaria di puntare sulla banda larga veloce in tutti gli istituti). Colpisce comunque apprendere, in forma quasi ufficiale, che lo sforzo di dotare le scuole di lavagne interattive (in diversi casi con il contributo di privati) sia stato vanificato dalle dimensioni delle stesse o dai docenti "spaventati". Ci sarà anche una tecnologia che fa paura, ma soprattutto dovrebbe terrorizzarci la prospettiva di restare fermi dove siamo.
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