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di Luca Cifoni

Scuola e demografia, con il 40% si può guardare lontano

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Venerdì 30 Maggio 2014, 13:22
Con le elezioni europee il governo di Matteo Renzi ha ottenuto un successo che a detta dello stesso presidente del Consiglio lo proietta verso la scadenza naturale della legislatura, nel 2018. Alcuni osservatori si sono spinti a paragonare il ciclo che potrebbe aprirsi a quello di cui in Gran Bretagna è stato protagonista Tony Blair, fra il 1997 e il 2007.

In questi primissimi mesi di permanenza a Palazzo Chigi, come del resto in tutta la sua carriera politica, Renzi ha cercato di fare della velocità una delle sue caratteristiche principali. Di velocità nell'attuazione degli obiettivi, nella trasformazione dei propositi in fatti, il Paese ha sicuramente bisogno. Ma c'è bisogno anche di qualcos'altro: un impegno in profondità, prolungato nel tempo, per affrontare nodi complicati e non necessariamente popolari.

Ad esempio, scuola e istruzione. Le carenze del nostro sistema formativo, come ha ricordato anche Mario Draghi, sono tra le cause di lungo periodo della disoccupazione giovanile. Più in generale, l'ignoranza (in termini di incidenza dell'istruzione universitaria, di diffusione della cultura scientifica, di capacità degli adulti di comprendere un testo e così via) è una delle emergenze del paese, anche se non sempre viene presentata così. Si può ricordare che proprio Blair pose questo tema al centro della sua azione (con il celebre "istruzione, istruzione, istruzione"); è fondamentale mettere in sicurezza gli edifici scolastici, per evitare che crollino in testa agli studenti, ma altrettanto fondamentale è capire cosa si fa e cosa si può fare meglio dentro quegli edifici.

Una volta accettata l'idea dimuoversi anche in una prospettiva di medio-lungo periodo, il governo potrebbe poi dare un'occhiata alla questione demografica, che vuol dire solo natalità ma anche politica dell'immigrazione decisa su basi un po' più razionali. Gli economisti non sono concordi sui nessi tra demografia e andamento dell'economia, ma in un Paese con un tasso di fertilità così basso (500 mila bambini l'anno su 60 milioni di persone) il tema andrebbe quanto meno approfondito. Se no che gusto c'è a prendere il 40 per cento alle elezioni?
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