Ma basta osservare i dati distinti per sesso per accorgersi che le cose sono andate diversamente per uomini e donne: per i primi la perdita di occupati è stata di oltre 1,2 milioni, mentre le lavoratrici hanno avuto una flessione di poche decine di migliaia di unità. Il tutto in un contesto di leggero aumento della popolazione in età lavorativa, ossia tra i 15 e i 64 anni.
Sono numeri che meriterebbero un'ulteriore analisi, perché probabilmente la tenuta dell'occupazione femminile è dovuta anche a orari ridotti e a qualifiche più basse. Resta il fatto che la grande crisi occupazionale è soprattutto una crisi maschile: e questa potrebbe essere una modifica strutturale con effetti anche successivi alla sospirata inversione di tendenza.
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