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di Luca Cifoni

Lavoro, la crisi è sempre più dei maschi

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Martedì 1 Aprile 2014, 17:22
Ne abbiamo già parlato quasi un anno e mezzo fa, ma vale la pena di tornarci sopra perché il fenomeno si è ormai consolidato, come risulta anche dagli ultimi dati mensili dell'Istat. La doppia recessione ha provocato e sta continuando a provocare ferite profondissime nel mondo del lavoro, ma non ovunque con uguale intensità. Confrontando i numeri di febbraio 2014 con quelli di aprile 2008, che può essere considerato il picco positivo prima del dispiegarsi della grande crisi, emerge una perdita secca di un milione e trecentomila occupati: siamo passati da 23,5 a 22,2 milioni.

Ma basta osservare i dati distinti per sesso per accorgersi che le cose sono andate diversamente per uomini e donne: per i primi la perdita di occupati è stata di oltre 1,2 milioni, mentre le lavoratrici hanno avuto una flessione di poche decine di migliaia di unità. Il tutto in un contesto di leggero aumento della popolazione in età lavorativa, ossia tra i 15 e i 64 anni.

Sono numeri che meriterebbero un'ulteriore analisi, perché probabilmente la tenuta dell'occupazione femminile è dovuta anche a orari ridotti e a qualifiche più basse. Resta il fatto che la grande crisi occupazionale è soprattutto una crisi maschile: e questa potrebbe essere una modifica strutturale con effetti anche successivi alla sospirata inversione di tendenza.

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