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di Luca Cifoni

La spending review e l'arte di ricominciare da capo

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Mercoledì 10 Settembre 2014, 23:07
Come capita abbastanza spesso da noi, l'espressione inglese è diventata familiare soppiantando l'eventuale traduzione. Di spending review, revisione della spesa, si parla da anni, ma le discussioni vertono sempre più su quello che si dovrà fare che sui risultati già ottenuti. L'ultima novità è la prossima rinuncia all'incarico da parte di Carlo Cottarelli, ex dirigente del Fondo monetario internazionale chiamato l'anno scorso al ruolo di commissario straordinario. Intanto sembrano tornare in auge le riduzioni in percentuale fissa (3 per cento) ai bilanci dei ministeri, i quali però in quanto tali assorbono una quantità limitata di risorse finanziarie. I primi espliciti esperimenti di revisione sistematica della spesa risalgono al 2007, quando al ministero dell'Economia c'era Tommaso Padoa-Schioppa. Furono prodotte analisi interessanti, poi però sostanzialmente abbandonate. Nel frattempo è cambiata la legge di contabilità; il lavoro è ripreso nel 2012 con la nomina di un commissario Piero Giarda, poi sostituito da Enrico Bondi.Questi sforzi si sono tradotti in disposizioni di legge che però non hanno intaccato la struttura di fondo della spesa. Infine è arrivato Cottarelli con un programma più ambizioso, che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto portare ad una revisione della spesa "permanente". C'è il serio rischio che tra qualche settimana si debba ricominciare tutto da capo, o quasi. Il problema è che un lavoro di questo tipo richiede tempi medio-lunghi, determinazione, continuità ed anche una certa dose di tranquillità. Merci rare nel nostro Paese.
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