L'abbinamento in sé non è un'eresia, nemmeno a livello internazionale: in Francia ad esempio è addirittura normale che i politici di primo piano siano anche contemporaneamente sindaci, magari di un piccolo centro. Ma sarà vero che questa prospettiva è la migliore in cui porsi per governare un Paese complesso come l'Italia? Nelle prossime settimane si svolgerà un passaggio molto delicato, la riforma della dirigenza pubblica. Il governo ha ilustrato le proprie linee guida, anticipandone concretamente l'attuazione con le prime scelte per la riorganizzazione di Palazzo Chigi.
Proprio su questo terreno si sta manifestando l'approccio da primo cittadino: l'idea sembra essere quella di avere dirigenti-esecutori, che devono godere della piena fiducia del politico eletto, come avviene nei municipi, ed essere eventualmente rimossi in caso contrario. Così si toglie spazio ad una classe burocratica autoreferenziale, dicono i favorevoli. Ma si rischia anche di valorizzare solo fedeltà e appartenenza, ribattono i perplessi. Vedremo quale sarà il punto di equilibrio.
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