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di Luca Cifoni

Il pasticcio del salva Roma e i rischi del governare per decreto

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Venerdì 27 Dicembre 2013, 17:55
È davvero un pasticcio senza precedenti quello in cui si sono cacciati governo e Parlamento con la vicenda del decreto cosiddetto salva Roma, il provvedimento noato per evitare il default della Capitale e poi "caricato" di decine di altre misure di vario tipo. Non solo non era quasi mai accaduto che venisse lasciato cadere un provvedimento su cui era stata votata la fiducia, ma l'esecutivo si è trovato anche nella situazione a dir poco anomala di dover intervenire nuovamente su norme ancora in vigore, fino alla scadenza dei 60 giorni. Al di là però degli aspetti più eclatanti, quanto è accaduto ripropone un problema generale e certo non nuovo, quello dell'abuso dei decreti legge da parte del governo. Gran parte del lavoro delle Camere è dedicato proprio alla conversione dei provvedimenti di urgenza, che intervengono ripetutamente sulle stesse materie magari a distanza di poche settimane. L'idea di fondo è che l'azione di governo debba passare solo o principalmente attraverso l'attività legislativa e che - salvo la manovra di bilancio - questa debba avvenire necessariamente per decreto. La strada della delegificazione è stata tentata più volte in passato, evidentemente senza troppo successo, visto che ancora oggi si pensa che l'unico modo per incidere sui problemi del Paese sia produrre norme, destinate in larga parte a restare disapplicate (per assenza di regolamenti attuativi o altro)  o a essere modificate dopo poco tempo. Non che all'estero non abbiano i loro problemi (vedi le estenuanti battaglie tra Casa Bianca e Congresso negli Stati Uniti) ma forse sarebbe il caso di guardare come funziona fuori per capire se si può fare meglio.
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