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di Luca Cifoni

Di chi è la colpa del pasticcio Tasi

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Mercoledì 21 Maggio 2014, 16:21
Le complicazioni del sistema fiscale e la difficoltà che i cittadini incontrano per fare il proprio dovere di contribuenti sono ormai da tempo un tema della polemica politica: si mette sotto accusa la "burocrazia" e si promettono "semplificazioni". A volte le critiche sarebbero anche motivate, ma nel pasticcio della Tasi, con cui gli italiani dovranno fare i conti nonostante la proroga, le responsabilità sono tutte politiche.

L'intera vicenda è un (pessimo) esempio di cosa succede quando le scelte sono guidate dalla propaganda e dall'ideologia, o dall'incapacità di opporsi ad esse. Si stava per formare il governo delle larghe intese guidato da Enrico Letta: Per parteciparvi, Forza Italia pose come condizione la possibilità di sventolare la propria bandiera elettorale, la cancellazione dell'Imu sull'abitazione principale (anzi si parlava anche di restituire quella versata nel 2012).

Letta e il Pd, invece di rispondere apertamente che la cosa non era fattibile (si potrebbe anche discutere sulla sua opportunità) , si impegnarono a "superare" quel tributo, e intanto a sospendere la prima rata. Volendo proprio intervenire sulla materia - e disponendo ad esempio di 1-2 miliardi da mettere sul piatto - si sarebbero potute fare varie cose, con differenti effetti distributivi: tagliare l'aliquota, aumentare la detrazione base, ridurre il moltiplicatore della rendita catastale. Il cittadino avrebbe comunque apprezzato lo sconto e tutto il resto sarebbe rimasto uguale.

Al contrario si decise (o non si decise, ma il risultato fu quello) di lasciare gli italiani nell'incertezza fino alla fine dell'estate e di costruire poi un'imposta diversa, scaricando sulla totalità degli immobili il mancato gettito dell'abitazione principale. A parte lo sforzo di fantasia nel coniare nuovi nomi destinati ad essere abbandonati dopo poche settimane, c'era l'esigenza - di nuovo tutta politica - di dire che non si trattava della stessa tassa sotto mentite spoglie. Da qui è nata l'idea di una quota variabile a carico degli inquilini, uno dei punti rimasti in sospeso fino all'ultimo. Probabilmente per la stessa ragione è stata cancellata la detrazione base, con il risultato di penalizzare le abitazioni con rendita catastale più bassa e dover poi correre ai ripari con ulteriori aggiustamenti.

Infine i Comuni ci hanno messo del loro, ritardando fino all'ultimo momento le relative delibere, anche dove non erano in calendario elezioni municipali. Il paradosso è che complessivamente la Tasi sull'abitazione principale risulterà meno pesante della precedente Imu: ma in questo clima di incertezza e nervosismo se ne accorgeranno in pochi.
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