A Selinunte si rinnova la mietitura del «grano degli dei» nel Parco archeologico: servirà per fare pasta e cous cous

A Selinunte si rinnova la mietitura del «grano degli dei» nel Parco archeologico: servirà per fare pasta e cous cous
2 Minuti di Lettura
Martedì 30 Luglio 2019, 18:59
Torna nel Parco archeologico di Selinunte il «Grano degli dei». Giovedì 1 agosto, a partire dalle ore 9,30 si rinnova la mietitura del grano coltivato all'interno dell'area archeologica e con il quale saranno prodotti pasta, cous cous e altri prodotti ceralicoli con il logo sia del Parco sia del consorzio Gian Pietro Ballatore, l'organismo che fa capo all'assessorato regionale all'Agricoltura. Quest'ultimo ha lavorato alla semina e alla raccolta dei cerali e dei legumi (lenticchie e ceci) in 10 dei 270 ettari del parco archeologico, puntando in particolare sui grani antichi con le varietà Perciasacchi, Bidì, Tumminia e Hammurabi. Al rito della trebbiatura, che sarà illustrato dall'etnoantropologo Antonino Frenda, potranno assistere i visitatori del Parco, partecipando così a un evento unico che si ricollega alla storia della città di Selinunte caratterizzata da un contesto sociale in cui furono i rappresentanti della aristocrazia terriera a porsi alla testa della polis e di un mondo dedito all'artigianato e al commercio.

«Si tratta di un passo ulteriore verso l'apertura del Parco archeologico a nuove iniziative finalizzate alla sua piena fruizione - sottolinea il neo direttore Bernardo Agrò - Dopo i Cantieri della conoscenza, che nei giorni scorsi hanno consentito ai visitatori di rendersi conto direttamente dei risultati ottenuti dalla ultima missione di scavi condotta dalla New York University e dalla Statale di Milano, adesso è la volta dei Cantieri del gusto, con i grani antichi e il vino prodotto dal vigneto impiantato all'interno del Parco».
I cereali hanno sempre rappresentato uno dei punti di forza della civiltà selinuntina, come è dimostrato dai numerosi reperti archeologici. Alcune colture cerealicole, come il grano duro, rappresentano inoltre ancora oggi una componente fondamentale per la nostra cultura agroalimentare e della dieta mediterranea, che l'Unesco ha riconosciuto come patrimonio immateriale culturale dell'umanità.
© RIPRODUZIONE RISERVATA