L’ultima traccia l’avevano lasciata sull’impianto di videosorveglianza della stazione di Pescara, mentre si avviavano verso il treno che alle 8,10 del mattino parte per Milano. Li hanno recuperati ieri all’incirca verso metà mattinata, in una strada del centro del capoluogo lombardo. È durata poco più di ventiquattr’ore la fuga di tre ragazzini pescaresi, due tredicenni e un quindicenne, che hanno deciso di fare un super filone a scuola e raggiungere Milano come potevano. Cioè dando fondo a risparmi e paghette per comprare un biglietto del treno. Tutti sono usciti come al solito al mattino per andare a scuola, ma alle porte dell’istituto non si sono nemmeno avvicinati. Il primo allarme è scattato quando il padre di uno dei tre ha telefonato a casa chiedendo alla moglie di accertarsi se il ragazzo fosse andato a scuola. Per scoprire invece che in classe non c’era. La donna ha raccontato che, normalmente, controlla online le presenze sul registro scolastico ma, solo per un caso l’altra mattina non lo aveva fatto.
Quando dopo l’ultima campanella i tre ragazzi non sono tornati a casa i genitori hanno deciso di fare una denuncia per allontanamento volontario alla polizia. Proprio da quel momento sono partite le ricerche delle forze dell’ordine che, come primo passo, hanno raccolto le immagini delle telecamere di videosorveglianza dei principali punti di attrazione, per scoprire in tempi brevi che i ragazzi si erano mossi dalla stazione di Pescara centrale. I familiari intanto avevano deciso di ricorrere anche alla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto”: due delle madri hanno lanciato un appello a chi avesse incontrato i tre a segnalarlo alle forze dell’ordine. L’idea era che i ragazzi potessero essersi imbarcati per Milano per assistere a un evento particolare, sportivo o musicale, oppure, come è venuto fuori successivamente, per incontrare un influencer, un contatto social piuttosto carismatico.
Fatto sta che per coprire le loro tracce hanno tenuto i cellulari spenti e questo ha reso anche impossibile, per i genitori e per le forze dell’ordine, mettersi in contatto con loro.