La consulenza, nonostante una firma prestigiosa come quella dell'ex generale del Ris Luciano Garofalo, non è stata svolta con tecniche innovative, tali da rivoluzionare i punti fermi messi dalle precedenti analisi scientifiche. Ma soprattutto non giunge a conclusioni valide sul piano probatorio, quanto piuttosto a «congetture». Troppo poco, per la Cassazione, per concedere il via libera alla revisione del processo Sanitopoli relativamente alla posizione dell'ex presidente della giunta regionale abruzzese Ottaviano Del Turco, condannato in via definitiva a 3 anni e 11 mesi dopo ben cinque gradi di giudizio che hanno finito per limare l'iniziale condanna a 9 anni e mezzo. Ma di un nuovo processo, in grado di ribaltare completamente l'affermazione di colpevolezza dell'ex politico ed ex sindacalista, non se ne parla. Con la bocciatura del ricorso del difensore di Del Turco, il presidente delle camere penali Giandomenico Caiazza, cala definitivamente il sipario sul caso giudiziario esploso nell'estate del 2008. Almeno sul piano penale.
La difesa di Del Turco ha tentato di aggredire la prova regina dello scandalo sanità, la famosa tangente da 200 mila euro consegnata direttamente a domicilio da Vincenzo Maria Angelini, ex re della sanità abruzzese, a sua volta travolto dagli effetti collaterali delle sue confessioni accusatorie.
La lunga querelle giudiziaria sulle tangenti sanitarie abruzzese si trasferisce ora sul piano civile, con la richiesta dei legali di Vincenzo Maria Angelini, a sua volta condannato per la bancarotta del suo impero, di acquisire la sentenza della Cassazione per avviare un'azione di risarcimento.