Non gli piace il fidanzato, uomo prende a cinghiate la figlia

Non gli piace il fidanzato, uomo prende a cinghiate la figlia
di Teodora Poeta
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Giovedì 23 Gennaio 2020, 09:06
«Io glielo leggevo negli occhi che aveva paura del padre». Nel processo a Teramo che vede imputato G.F., 53 anni, di Silvi accusato di maltrattamenti sull’ex moglie e sulla figlia e danneggiamento seguito da incendio avvenuto la notte tra il 25 e il 26 gennaio del 2018, stavolta chiamato a testimoniare è l’ex fidanzato proprio della figlia. «Lei me lo diceva che a casa la situazione non era facile – ha raccontato il giovane -. C’erano schiaffi, calci, ingiurie. Suo padre non accettava la nostra relazione (durata circa tre anni e terminata di recente, ndr), ma lei tante cose del suo passato non le voleva dire».

Un passato che invece la ragazza in aula ha raccontato, come quella prima volta che ha detto di essere stata picchiata da suo padre quando da bambina le si era rotto un giocattolo che lui le aveva appena comprato. «Un’altra volta – ha raccontato sempre la figlia dell’imputato in dibattimento nella precedente udienza – mi ha presa a cinghiate perché non volevo magiare e ha costretto me e mia madre a raccogliere da terra un liquido per le piante che era caduto». Di questo il suo ex fidanzato non ne sapeva nulla. Lui ha, invece, riferito della sera di Natale del 2016 quando, dopo aver riaccompagnato a casa la ragazza, fu afferrato per il bavero dal padre e minacciato: «Mi ha detto che non mi dovevo più far vedere a Silvi e poi ha sferrato un paio di calci alla mia automobile». E’ sotto questo aspetto che l’accusa, ieri, ha insistito per delineare la personalità del 53enne, difeso dagli avvocati Monica Passamonti e Antonino Orsatti. Nessuno, invece, si è costituito parte civile.

Secondo l’ex fidanzato, l’uomo non vedeva di buon grado la loro storia, tanto da fermarsi almeno in due occasioni fuori dai locali dove li aveva notati entrare per poi mandare i messaggi sul cellulare della figlia nei quali gli diceva che doveva lasciare quel ragazzo. Ma poi succede che la notte tra il 25 e il 26 gennaio del 2018 viene incendiata l’auto della giovane. «Il primo pensiero che mi è venuto quando i Carabinieri mi hanno detto che la mia macchina non c’era più, era distrutta, è stato mio padre», così lei ha riferito in aula. Agli atti della difesa ci sono le immagini di alcune telecamere della zona che hanno ripreso la figura di un uomo che si avvicina, tutto contestato dalla difesa che ora ha chiesto un esperimento giudiziale per accertare l’incendio che, secondo un consulente, si sarebbe potuto appiccare con meno di un litro di benzina nel caso in cui fosse stato usato un accelerante.
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