Morte Andrea Prospero, parla l'avvocato Mangano: «Costretto ad entrare in uno dei gruppi Telegram»

Secondo il legale, «quando è arrivato a Perugia non aveva un pc, ma ne è entrato in possesso a fine novembre, nello stesso periodo in cui sono state acquistate le oltre 40 sim»

Foto: Andrea Franco Colacioppo
di Filippo Marfisi
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sabato 22 febbraio 2025, 00:07

IL GIALLO 

LANCIANO «Questa vicenda, al momento, ha ancora troppe circostanze oscure e altre che attendono di essere approfondite per essere chiusa come un caso di suicidio». Ne è convinto l’avvocato Francesco Mangano che, insieme al collega Carlo Pacelli, assiste la famiglia di Andrea Prospero, lo studente di 19 anni di Lanciano trovato senza vita il 29 gennaio scorso, a cinque giorni dalla scomparsa, in un monolocale in via del Prospetto a Perugia. Mangano si basa su almeno tre dati oggettivi che, a suo avviso, lasciano aperta la porta ad altre ipotesi sulla fine della giovane matricola di Informatica. Dati emersi nell’inchiesta aperta per omicidio a carico di ignoti dal procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone, e dall'aggiunto Giuseppe Petrazzini. Precisa l'avvocato Mangano: «Andrea, a differenza di quanto si era detto in un primo momento, quando nell’ottobre scorso è arrivato a Perugia non aveva un computer portatile. Ne è entrato in possesso a fine novembre, guarda caso nello stesso periodo in cui probabilmente sono state acquistate le oltre 40 sim card rinvenute dalla polizia scientifica nella stanza di via del Prospetto. Se associamo questi due dettagli al fatto che il ragazzo l’8 gennaio affitta il monolocale, è assai probabile e anche ragionevole supporre che qualcuno lo abbia indotto a entrare nei gruppi Telegram (la presenza di Prospero nella piattaforma messaggistica è stata resa nota nell’ultima puntata della trasmissione "Chi l’ha visto?") e in un giro di attività in rete. Magari si è illuso di poter metter su soldi facili in modo lecito, poco lecito o del tutto illecito. A quel punto Andrea si attrezza e compra un portatile a basso costo con i pochi risparmi a disposizione e, forse, anche le sim card – ricostruisce il legale -. Poi affitta anche un posto (la stanza in via del Prospetto) dove andare in tranquillità per studiare come stare in rete e eventualmente operare per cercare di fare soldi. Dall’8 al 24 gennaio, però, succede qualcosa che lo porta alla morte. Ora, se questo qualcosa è volontario o involontario, diretto o indiretto, se lui si imbatte con qualcuno che gli crea uno stato d’ansia tale tanto da assumere ansiolitici, medicine che non aveva mai preso, o se viene indotto a prenderli, sono tutte ipotesi su cui fare chiarezza. La polizia postale, quando avrà completato le analisi sulle interazioni eseguite da Andrea su tutti i dispositivi, arriverà certamente alla verità. Questo è sicuro. La chiavetta wallet trovata tra le cose di Andrea – chiarisce Mangano - non è oggetto di indagini investigative perché al momento non c’è nulla che possa portare sulla pista delle criptovalute. La Procura va avanti cercando di ricostruire, invece, le interazioni che potrebbero avere rilevanza investigativa, e che possono eventualmente evidenziare responsabilità di terzi nella morte di Andrea. Non è un lavoro facile, ma si arriverà a un risultato».

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