La madre lo aggredisce per la droga, lui la uccide: ora rischia l'ergastolo

La madre lo aggredisce per la droga, lui la uccide: ora rischia l'ergastolo
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 28 Giugno 2023, 07:47

Omicidio volontario aggravato: un'accusa che, se confermata, porterebbe all'ergastolo Cristiano De Vincentiis, il 50enne originario di Pescara che lo scorso 19 ottobre avrebbe ucciso la madre, Paola De Vincentiis, 69 anni, nella sua casa di Bucchianico (Chieti). Un omicidio efferato: l'uomo avrebbe aggredito la madre con 34 coltellate, al culmine dell'ennesima lite scoppiata a causa delle richieste di soldi continue da parte del 50enne.

Il pubblico ministero, Giancarlo Ciani, ha chiuso le indagini, ricostruendo ciò che sarebbe accaduto nell'abitazione di via Cappellina. In particolare Cristiano sarebbe stato aggredito dalla mamma Paola mentre stava dormendo. La donna lo avrebbe colpito al capo con la punta di uno schiaccianoci e al petto, zona mammella, con un coltello da cucina della lama di circa 20 centimetri, «procurandogli una lesione lacero contusa in regione pettorale destra di cinque centimetri».

A quel punto sarebbe partita una colluttazione: il figlio avrebbe sfilato alla donna il coltello, colpendola ben 34 volte, in più parti, soprattutto alla schiena, ma anche ai polmoni, al collo e alla nuca.

Secondo il pm provocandone volutamente il decesso. Una ricostruzione, questa, ovviamente da cristallizzare e provare, che escludere le altre ipotesi che si erano fatte strada: in particolare quella di una messinscena architettata dall'indagato nel tentativo di giustificare la furia assassina, magari autoprocurandosi le ferite.

Anche secondo il medico legale Cristian D'Ovidio le ferite da difesa farebbero pensare a una iniziale aggressione da parte della madre, secondo gli esami tossicologici alterata dal consumo recente (rispetto alla collutazione) di sostanze stupefacenti. L'avvocato dell'uomo, Gian Luca Totani, del foro dell'Aquila, ha annunciato la volontà di chiedere una perizia per valutare la capacità di intendere e volere del suo assistito, in relazione all'assunzione di psicofarmaci per dormire. Per il legale l'uomo, al momento dell'aggressione, non è stato in grado di valutare la proporzionalità della risposta difensiva.

© RIPRODUZIONE RISERVATA