Sanità, la riforma ai raggi-X: nuova governance, più poteri all'Agenzia, ma tanti nodi da sciogliere

Sanità, la riforma ai raggi-X: nuova governance, più poteri all'Agenzia, ma tanti nodi da sciogliere
di Stefano Dascoli
3 Minuti di Lettura
Giovedì 21 Novembre 2019, 10:26
L'AQUILA Più tecnologia, riforma della governance, revisione della spesa, nuovi profili professionali, maggiore importanza alla sanità territoriale. E' questo, in sintesi, il contenuto del programma operativo 2019-2021 che oggi l'assessore alla Salute, Nicoletta Verì, illustrerà nella competente commissione consiliare, unitamente alla bozza della nuova rete ospedaliera. Il piano operativo è, in sostanza, la cornice all'interno della quale calare gli altri programmi, tra cui la rete ospedaliera e quella territoriale.

Per questa ragione, esaminando il documento, emergono alcuni nodi da sciogliere. Intanto si fa un chiaro riferimento di partenza al decreto del commissario ad acta del 2016, numero 79, con cui si è approvato il riordino della rete ospedaliera, sebbene si dica che «c'è bisogno di ridefinire le reti analizzando i fabbisogni» e garantendo «un corretto equilibrio e sinergia tra ospedale e territorio».

Un atto, il 79 del 2016, che fu opera del governo D'Alfonso. La Regione, dunque, conferma di voler partire da lì, ma nella propria ipotesi di rete ospedaliera, anticipata dal Messaggero, sembra delineare un'altra strategia attraverso il congelamento dei Dea di secondo livello, i famigerati super ospedali, attribuendo ai quattro capoluoghi di provincia «funzioni riferibili» a quella fattispecie e la promozione dell'ospedale di Sulmona da sede di Pronto soccorso a Dea di primo livello.

L'attuale piano di riordino conferma, come annunciato dalla Verì in consiglio, di voler operare una riflessione sull'edilizia sanitaria (fermando il piano varato dalla giunta D'Alfonso per la costruzione di nuovi nosocomi), ma apre, a sorpresa, agli interventi dei privati, stigmatizzati dalla Verì in una delle ultime riunioni dell'assise regionale. In attesa di capire quale sarà la strategia complessiva, il piano fissa alcuni concetti cardine. In primis quello della governance, di cui si paventa «una riforma strutturata per governare i costi interni e tornare a investire nell'infrastruttura pubblica regionale».

L'idea è di dotarsi di un'Azienda del Territorio e riformare l'Agenzia sanitaria regionale. L'Azienda del Territorio sarà soggetto committente (ovvero il gestore della domanda) in particolare per le patologie cronico-degenerative e delle demenze. L'Agenzia sanitaria sarà il «braccio gestionale della Regione» a supporto delle Asl. La Regione assurgerà a ruolo di «soggetto regolatore» mentre saranno riqualificati i soggetti a raggio di azione locale (Direzione Generale e Direzione di presidio), «responsabilizzandoli nella declinazione ed attuazione delle strategie in termini di outcome e tenuta dei conti».

L'altra criticità individuata riguarda i conti. Nonostante l'Abruzzo abbia conseguito nel 2018 un sostanziale equilibrio economico, per il prossimo triennio si prevede un aumento tendenziale dei costi «non correlato ad un miglioramento della qualità dell'assistenza con un rischio consistente di preclusione della possibilità di finanziare lo sviluppo». Allarme a cui si tenterà di mettere riparo riqualificando gli acquisti dei farmaci, dei dispositivi medici, dei servizi, delle prestazioni dei privati, diminuendo i ricoveri. La stima nel 2019 è una chiusura tendenziale a 14,5 milioni. Per il 2020 e 2021 si prevede risultato economico negativo crescente (-59,9 milioni e -69,6). Le manovre correttive porteranno i bilanci a -17 milioni nel 2020 e alla parità nel 2021.

Sotto il profilo più squisitamente sanitario la Regione vuole evitare «l'attuale frammentazione» restituendo al paziente e al suo caregiver un punto di riferimento certo a Regione con percorsi di gestione del paziente, in particolare affetto da una condizione cronica, orientato a fornirgli gli strumenti per mantenere un'elevata qualità di vita. Altro obiettivo è valorizzare il ruolo delle farmacie territoriali come punto di riferimento per erogare i servizi. Sotto il profilo dell'innovazione si vuole arrivare a un parco tecnologico appropriato, analizzando le attuali dotazioni e investendo attraverso un fondo ad hoc e dotandosi di un Chief Technology Officer (Cto) per avere «una governance unica, forte e centralizzata delle attività di innovazione». Arriverà anche una piattaforma di cartella clinica elettronica. E poi il personale, per cui si prevede una revisione per identificare «la configurazione ottimale e i nuovi profili».

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