Omicidio di Bucchianico, Paola aveva paura del figlio. La zia contro il ragazzo

Omicidio di Bucchianico, Paola aveva paura del figlio. La zia contro il ragazzo
di Alfredo d'Alessandro
2 Minuti di Lettura
Giovedì 30 Novembre 2023, 08:01

Temeva per la propria vita ovvero che il figlio la potesse ammazzare, e lo aveva detto a una delle sorelle Paola De Vincentiis, la donna uccisa con 34 coltellate dal figlio Cristiano il 19 ottobre del 2022 in casa a Bucchianico. E la sorella è testimone nel processo che entrerà nel vivo il 31 gennaio prossimo in Corte d’Assise.

Ieri dinanzi al collegio presieduto da Guido Campli, giudice a latere Maurizio Sacco, si è tenuta l’udienza di ammissione delle prove: due le liste, per un totale di 20 testimoni, fra i quali lo psichiatra Stefano Ferracuti, presentate dal pm Giancarlo Ciani, due i testimoni, altrettanti consulenti, citati dal difensore, l’avvocato Gianluca Totani, mentre l’avvocato di parte civile, Anna Olivieri, vuol sentire Gabriella De Vincentiis, una delle due sorelle costituite: chiedono ciascuna un risarcimento di 100.000 euro, con una provvisionale di 50.000. Sono state loro ad aiutare economicamente Paola, vessata dalle continue richieste di soldi del figlio, hanno pagato anche il funerale.

Cristiano De Vincentiis ha seguito l’udienza in video conferenza dal carcere di Viterbo dove è stato si trova dai primi del mese: un trasferimento richiesto dal Pm in relazione al contenuto delle dichiarazioni che sono state acquisite dalla Procura con una attività integrativa di indagine, da parte dei due detenuti uno dei quali è stato anche picchiato in carcere.

Totani ha reiterato la richiesta di rito abbreviato nell’eventualità che all’esito del dibattimento possa emergere una contestazione come l’omicidio preterintenzionale, o l’eccesso colposo di legittima difesa. Ma per il legale si pone anche la questione se sia possibile per chi deve giudicare per una vicenda così grave non vedere neanche in faccia l’imputato che rischia l’ergastolo.

De Vincentiis è imputato per omicidio volontario aggravato: secondo l’accusa quella mattina l’uomo, che in base a una consulenza di parte dello psichiatra Vittorio Sconci, aveva una capacità di intendere e voler grandemente scemata, dormiva quando la madre, entrata nella stanza, lo colpì alla testa con la punta di uno schiaccianoci, e al petto con un coltello da cucina dotato di una lama di venti centimetri, procurandogli una lesione lacero contusa di 5 centimetri. Sempre secondo l’accusa, l’uomo si alzò dal letto, e dopo aver intrapreso una colluttazione con la donna, ferendosi alla mano destra per sfilarle il coltello, in luogo di difendersi, neutralizzandola e potendosi anche allontanare dall’abitazione per chiedere aiuto, con quello stesso coltello la colpì per ben 34 volte in diverse parti del corpo. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA