Sharma ha deciso di parlare della vicenda in Italia «perchè se lo avessi fatto in India avrebbero potuto arrestarmi o almeno non mi avrebbero dato il visto per venire in Italia e mi avrebbero accusato di interferire con il processo». Dopo questo incontro con la stampa italiana, «potrebbero applicare qualche provvedimento a mio carico ma ho le immagini e le interviste dei giudici e quindi non ho paura», afferma.
«La Corte suprema indiana si allineerà con quella che è la posizione del governo indiano - aggiunge Pushp Sharma - un governo nazionalista che non vorrà restituire i marò all'Italia». Nel corso della conferenza sono state proiettate interviste con giudici e magistrati della procura di Kerala. Il giornalista è molto conosciuto per le sue inchieste giornalistiche e per i suoi scoop. È andato nel Kerala, dove vivono i pescatori del caso marò e i giudici che si sono occupati per primi del caso, che gli avrebbero raccontato come la vicenda sia stata montata per fini politici.
«Il comportamento indiano è stato dettato dal fatto che il rappresentante del partito al governo era italiano e quindi non poteva dimostrarsi debole con l'Italia» e «l'India ha avuto tre grandi scandali finanziari che riguardavano l'Italia, questo ha inciso molto», ha aggiunto Pushp Sharma. Tra l'altro, rimarca il giornalista, su settemila incidenti accaduti a pescatori indiani negli ultimi dieci anni «questo è l'unico caso in cui la vedova di un pescatore ha avuto un impiego governativo». La comunità dei pescatori è molto importante ai fini elettorali, «accattivarsi la loro simpatia» in tempo di elezioni era fondamentale. Modi, «che ha vinto le elezioni -sottolinea - ha fatto un miracolo elettorale eppure in Kerala, proprio per la cattiva gestione del caso marò, non ha ricevuto consensi».
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